giovedì 4 ottobre 2012

Scuola e avvocato



La mattinata non è iniziata sotto i migliori auspici…un esercito di soldati con scarponi chiodati marcia dentro la mia testa, ricordandomi  ad ogni passo “l’accidentale” assunzione di un terzo di bottiglia wodka di ieri sera.


La devastazione di una serata di bagordi solitari ( da non ripetere mai più) si legge facilmente sul mio viso: occhiaie bluastre, palpebre gonfie come canotti, espressione da ebete data da un mal di testa pulsante e occhi rossi regalati da mezzo pacchetto di sigarette.
Dopo avere lavato, nutrito e vestito i miei emozionati pargoli, li ho condotti con non poche difficoltà davanti al portone della scuola elementare, dove ho assistito a scene di giubilo scomposto.
Genitori in preda ad un’euforia molesta si scambiavano pacche complici sulle spalle,  commenti ironici sulla fine delle vacanze estive risuonavano tra le aule, alcuni urlavano ”evviva” ebbri di felicità  dopo avere depositato i frutti dei loro lombi a delle maestre riposate e abituate a genitori galvanizzati dalla libertà.
Dalle otto e venti alle sedici e trenta, liberi dalla rumorosa prole.
I miei figli, nei loro grembiuli a quadretti, con le manine timide facevano ciao ai loro compagni e mi mandavano bacetti volanti nel tentativo di rimandare il distacco.
Timidi ma sollevati di rientrare dopo un’estate frenetica, in quel mondo felice e abitudinario che è la loro scuola.
 Ci siamo rincontrati con un folto gruppo di genitori al bar appena fuori la scuola a festeggiare e brindare con meritati caffè all’inizio del nuovo anno scolastico.
 Dopo tre mesi di vicinanza continua, di coccole affettuose, di giochi da spiaggia e di lunghe sere estive abbracciati nel lettone, per un attimo ho riconosciuto quella sensazione di doloroso distacco, quell’assurdo senso di colpa per avere abbandonato i cuccioli con gente sconosciuta, quella intima e struggente mancanza, ma è stato solo un attimo, un fremito fuggevole, dopo il quale mi sono unita al coro degli altri genitori: evviva!!!

Per la strada, in macchina, col sottofondo di “Basta così” di Elisa e Negramaro pensavo a quello che avrei dovuto dire a Maurizio.


“Che bello vederti, sei sempre in splendida forma” dice sorridendo Maurizio appena entrata nel suo studio.
“Ciao, avrei preferito vederti in un’altra occasione, ma sono contenta anch’io” aggiungo baciandolo.
“Tesoro, lo sai,  io per un aperitivo ci sono sempre!” dice passandosi una mano tra i riccioli scuri.
“Sei sempre il solito, non so perché ma lo sentivo che non eri cambiato tanto” 
Profuma di buono, di camicia pulita, dopobarba e Marboro Light.
“Ti sei fatto crescere i capelli!” dico accomodandomi su una morbida poltrona di pelle rossa che profuma di nuovo.
Tutto intorno a me è bianco, rosso e nero.
Prima di essere stato costretto dal padre a fare legge, Maurizio avrebbe voluto fare l’architetto, ha un ottimo gusto per l’arredamento.
La stanza ha uno stile moderno, essenziale, geometrico, che contrasta con l’aria da figlio dei fiori del mio amico.
“Allora Paola dimmi tutto, che succede? Ti sei sposata con uno stronzo che non ti capisce e non fa più sesso con te e ora ti vuoi separare?” dice allargando le braccia sorridendo.
“Ci hai quasi preso, più semplicemente non ci amiamo più di quell’amore che ti fa rimanere insieme” rispondo seria e contrita dal mal di testa.
“Sei sempre la solita romanticona, ma ancora non l’hai capito che l’amore quello vero non esiste? Che il vissero felici e contenti è una favola scritta da un prete ottimista?
Sapessi  quanti ne vedo ogni giorni di grandi  ex amori sgretolarsi e trasformarsi in odio perenne alla decisione su chi deve avere la tv al plasma!”
“Cinico mai stanco, vedo? Anche in questo non sei cambiato. Mi ricordo che al mare cambiavi fidanzata al ritmo scandito dalle mare!”
“Sono ancora così, con tutto quello che vedo qua dentro non potrei innamorarmi neanche se volessi, come diceva Alberto Sordi, io una estranea a casa mia non ce la voglio!!” dice concentrato a  digitare  sul suo iphon messaggi ad una velocità innaturale.
“Scusami” dice sotto voce, intento in un intenso scambio di messaggi, “questa non mi molla, sai è una di quelle pericolose, quelle che si innamorano, una stalker, una vera stalker.”
“Prego fai pure” dico guardandomi intorno e sperando che anche a mio marito capiti una stalker, ma non di quelle che si innamorano ma di quelle che lo perseguitano, una come Glenn Close in attrazione fatale per intenderci. 
Le immagini di Marcello minacciato con un coltellaccio da cucina da una bionda riccioluta in bagno mi fa involontariamente sorridere.
Maurizio mi lancia occhiate di muta comprensione mentre si affanna a digitare parole alla sua perseguitrice, ha molte più rughe intorno agli occhi dall’ultima volta che siamo visti, il posacenere è traboccante di mozziconi spenti, é dimagrito.
“Allora dicevamo?” mi chiede risorta dallo scambio di messaggi.
“Direi che mi devi seguire nella separazione da mio marito”
"Tesoro, mai io ti seguo dove vuoi guarda, vado dove vuoi tu" dice guardandomi con due occhioni da marpione che conosco bene. 
Da una macchina in strada arrivano le note del pezzo che ascoltavo prima.



"Forza cominciamo!" dico sbrigativa.

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