Il treno corre svelto verso Bologna, è notte, la cabina è stretta, i lettini
sembrano dei loculi. Ho freddo l'aria condizionata è al massimo.
I bimbi dormono tranquillamente cullati dal treno che li
porterà a casa, tra due giorni inizia la scuola. Avrò più tempo per me, per
fare nuovi progetti.
Inizia una nuova vita, una vita che mi terrorizza e mi
affascina al tempo stesso. Marcello mi ha tolto tutti i soldi che ogni mese mi
versava per la gestione dei figli e della casa. Non l’avrebbe potuto fare, ma
col bene placido del suo astuto consigliere, l’ha fatto!
Sarò
un indigente, un indigente con due figli, anche a questo ci dovremmo abituare,
sarà dura ma in qualche modo si farà.
Sarò
sola.
Non
sono da sola da così tanto tempo che non ne ricordo la sensazione.
Dovrò
cercare lavoro, quasi sicuramente mi dovrò spostare dalla mia comoda casa di
Bologna, i miei figli non avranno più una famiglia convenzionale e neanche i privilegi che il lavoro di mio
marito ci concedeva.
Sarà
dura, ma io sono più dura. Ce la faccio.
Non si può continuare un rapporto per
paura o per comodo, so che è una realtà diffusa. Non posso farlo, lo devo a me stessa.
Le
lenzuola dei treni sembrano confezionate con la carta, sono scomoda e non ho
sonno.
Soffro d’insonnia cronica e non ho portato le pillole di valeriana.
Non
dormo mai in treno quando i bambini sono con me, faccio la guardia come una
leonessa con i cuccioli, un’ancestrale bisogno di proteggerli da una inusuale situazione, mi costringe alla
veglia.
Il
bip dei messaggi sul cellulare mi distoglie dai miei deliranti pensieri notturni,
è Maurizio che mi conferma l’appuntamento per dopodomani al suo studio.
Mi
chiede se sono convinta? Se voglio seriamente arrivare fino in fondo.
Sì, voglio arrivare fino in fondo.
Ci
sono donne che per pigrizia, chi per convenienza, per paura, trascinano rapporti ormai logori fino alla fine dei loro
giorni, per poi svegliarsi vecchie e infelici accanto ad uno sconosciuto che
detesti e che fa le puzze a letto e ha la dentiera sul comodino! Le puzze e la
dentiera le sopporti solo se portatore
sano di tanto amore.
Vorrei
banalmente amare il mio compagno fino alla fine, vorrei che il suo viso fosse l’ultima
cosa che vedo in questa vita, vorrei che mi stringesse la mano ogni notte prima
di addormentarsi, con semplicità, non vorrei averi dubbi mai.
Adorarlo
tanto da non vedere il suo viso e il suo corpo invecchiare, amarlo e guardarlo
con quell’affetto infinito che trovo negli occhi di alcuni vecchietti che
camminano mano nella mano al parco, che si guardano compiaciuti per quello che
hanno.
Non sarà Marcello il mio vecchietto, ne sono consapevole.
Sarò
un’inguaribile ottimista ma a meno che non si sia molto malati o cadavere si ha
sempre la possibilità di riprendere in mano la propria vita e cambiare.
Io
voglio essere felice. Non tutti i giorni, ma saltuariamente voglio impazzire di
felicità.
Sarà un percorso complicato, dove i cocci
delle esperienze passate mi potrebbero fare inciampare, ma mi rialzerò, forse con
qualche ferita in più e andrò avanti.
Quanti
anni posso vivere ancora? Se tutto va bene sono a metà della mia vita, non ne
voglio sprecare un giorno in attesa del niente, me la prendo e vado per la mia
strada.
Non
dovevo bere quella birra alla stazione prima di salire sul treno, sto andando a
ruota libera con i pensieri.
I
pensieri notturni hanno un che di magico, l’oscurità, il silenzio li rendono
speciali, alcuni pensieri arrivano come folgorazioni solo di notte.
Amo
l’insonnia.
Ti
regala un tempo rubato alla vita di ogni giorno, un tempo scandito da silenzi
solo tuoi, di libri che non avresti il tempo di leggere, di serate d’inverno
affacciata alla finestra a godere di una città che dorme.
Non
dovevo bere la birra, proprio non dovevo.