mercoledì 19 settembre 2012

Presa di coscienza

Raccapezziamoci.
Sdraiata sul divano del salone, leggo un libro che mi racconta che per elaborare un dolore bisogna attraversare cinque fasi: negazione, rabbia, auto recriminazione, depressione e accettazione.
Io penso di averle superate tutte con molta fatica e adesso di essere di nuovo tornata alla rabbia! 
La separazione da mio marito, Marcello, compagno di vita, d'amore e di avventure mi sta devastando psicologicamente e fisicamente.
Vivo a Bologna da cinque anni ma rimango terrona dentro, terrona doc e l'idea di lasciare Messina mi provoca ogni volta un leggero turbamento.
Sono nata in questa città, nel profondo sud, quarant’anni fa. Ci torno spesso, qui ci sono mia madre, le mie sorelle, mia nipote e la mia Cagnetta. Solo donne in famiglia, sono circondata da donne tutte estrogenicamente predisposte alla tragedia.
I miei due figli, Claudio di sei anni e Alessandro di cinque, bilanciano con un'ondata di testosterone atipico per la loro età, l’equilibrio ormonale della mia disastrata famiglia.
Sono attualmente disoccupata, laureata e disoccupata.
Un pensiero mi solleva dalla tristissima situazione in cui mi trovo: anche questa “divertentissima” estate ce la siamo tolta dalle scatole!!!!! 
Siamo ancora a Messina nella mia villetta sul mare, oggi piove e gli ultimi giorni di vacanza volano via tristi. Cagnetta riposa accoccolata sul divano accanto a me, ogni tanto distrattamente mi lecca un piede, i bimbi dormono ancora, è l'alba e io non riesco a dormire. Penso a mio marito, alla mia famiglia e a quello che dovremmo affrontare nei prossimi mesi.
Le prime fasi della separazione, quelle cioè dove ancora non si è capito fino in fondo con che mostro si è dormito per anni, sono in balia di sentimenti  contrastanti.  
Sensi di colpa che ti attanagliano nella notte costringendoti ad ingerire bibitoni a base di valeriana e melatonina, ti indirizzano ad una cauta riappacificazione.
Recriminazioni, dubbi, fiducia ormai ai minimi termini ti consigliano caldamente di scrivere la parola fine ad un romanzo scadente. 
Se ci sono dei figli, come nel mio caso, ci si interroga sull’effetto devastante che la separazione avrebbe su gli innocenti, su i traumi che l’allontanamento può provocare, sul dolore di vivere una condizione di famiglia anomala.
Perché fa così male? E’ un dolore che ti scava dentro, che ti può fare ammalare.
Separarmi da Marcello è la cosa più dolorosa che mi sia successa. 
Tutti gli anni passati insieme, tutta la vita in comune, tutti i miei ricordi con centro lui si sono sgretolati come un castello di sabbia. 
Eppure ci siamo amati immensamente.
Oggi devo chiamare l’avvocato  per chiedere come mi devo comportare, alla sola idea mi si aggroviglia lo stomaco. Dovrò raccontare ad un estraneo i nostri fatti privati, i nostri litigi, le mie paure.
Che cosa sgradevole. Paurosa. Ho paura.
Paura di questa nuova vita che si apre senza di lui, di essere una mamma single, paura di pentirmi, di vederlo felice con una persona che non sono io. Se avesse dei figli da un’altra donna? Non me lo riesco neanche ad immaginare.

E’ pur vero che se vuoi conoscere fino in fondo una persona ti devi separare!
Non avrei mai neanche lontanamente pensato che si sarebbe potuto comportare così grettamente, essere così razionale e pratico, eppure avrei dovuto. La sua freddezza, la sua eccessiva razionalità è sempre stata causa di litigi tra di noi.
Mi ha tolto i soldi, mi ha bloccato il bonifico, mi ha lasciato senza un soldo. Tipico.
Ne ho viste tante di storie così, stessi scenari, stesse reazioni, stesse vigliaccate. 
Racconta a tutti che la colpa è mia, solo mia, perché dopo anni di tristezza sono stata felice per un po’ con qualcuno che non era lui. Non mi sento in colpa, anche se la storia è finita come è finita se tornassi indietro lo rifarei mille volte.
Ho avuto una storia con un altro uomo, si chiamava Simone, è durata poco, non era un uomo buono.
Nessuno ha preso il posto di mio marito nel mio cuore come mi rinfaccia lui ciclicamente, quel posto era vuoto da tanto tempo e lo è ancora.

Nessun commento:

Posta un commento