Cara Benedetta Parodi, io mi rivolgo direttamente a te, che
sei donna, mamma e cucini miracolosamente su tacchi da dodici centimetri, fonte di ogni mia ispirazione culinaria, ti racconto la mia serata.
Allora, considerato che non si può morire di inedia dopo una
separazione per abituarmi all’idea di un appuntamento galante con un uomo, ho invitato
il mio avvocato a cena nella casa nuova.
Lui è un cinico sciupafemmine e io una donna fortemente
provata, quindi per allenarmi al mondo di bamboccioni che c’è fuori, ho
invitato lui, che tra un sorriso da marpione e una battuta a doppio senso, ha accettato
volentieri.
In effetti è un bell’uomo, divertente, affascinante e con due
bellissimi occhi verdi, l’uomo perfetto da evitare se sei diventata una delle
sue migliori amiche, se non avesse curato la tua separazione e se non ti fosse
piombato a casa durante una tremenda influenza commentando il tuo stato larvale
con disgusto.
Con lui mi sentivo sicura, accolta. Lo conosco da sempre.
Il mio piano era semplice: piccoli figli invitati a un
pigiama party da un amico, ristrutturazione fisica e mentale, cucinare.
Il menù della serata
prevedeva come antipasto insalata di polipo e tartara di tonno e avocado, come
secondo sarago arrosto profumato alle erbe e entusiasmata dall’idea di cucinare
qualcosa di diverso da bastoncini di pesce e uovo alla coque, mi sono esibita
in fragoline con panna e meringhe per concludere in dolcezza.
In salone ho apparecchiato con attenzione, tovaglia bianca
della nonna, piatti quadrati di ceramica bianca e fragile, candele. Avremmo
cenato a lume di candela. Stivali neri e vestito scollato completavano il
quadro di una serata che avrei definito ad alto contenuto ormonale se non si fosse trattato di lui.
Cosa non ha
funzionato??
E’ arrivato trafelato, ha gettato la sua giacca di pelle sul
divano, mi ha guardato con uno sguardo dolce e arruffato e mi ha detto “Sei bellissima stasera, Paola”.
L’ho guardato interdetta e gli ho offerto da bere un
bicchiere di vino bianco siciliano, freddo.
Fin qui tutto bene.
Mi ha fatto compagnia
in cucina, mentre preparavo le ultime cose da portare a tavola, sentivo il suo
sguardo su di me, era stranamente silenzioso. Ha messo su un cd di Vasco e alla
canzone “Stammi vicino” mi ha preso per mano, mi ha tolto il bicchiere di vino,
l’ha posato sul tavolo e abbiamo
cominciato a ballare, come due bambini. Sentivo il suo respiro caldo vicino al mio
orecchio, ridevamo, mi prende sempre in giro, su tutto. E’ un nostro gioco, lui elenca i miei terribili difetti
caratteriali, io lo assecondo divertita.
Il suo corpo era
caldo e mi stringeva stretta, giocava con i miei capelli al ritmo di musica, e
mi guardava, guardava dritto in fondo all’anima con una serietà che non
riconoscevo. Su uno struggente Vasco che cantava “ Sally” gli ho sussurrato
dolce “ sembra che parli di me…io li pago tutti i miei peccati”.
Un’ attimo di scopertura, io che mai neanche sotto tortura
rivelo i miei stati d’animo, forse per stanchezza, per paura, stretta a lui, mi
sono lasciata andare.
Mi ha accarezzato la testa e quando mi ha baciato, non mi
sono sorpresa, l’ho desiderato, L’ho desiderato così tanto da non capirci più
niente. Mai nella mia vita mi era successo di desiderare un contatto così
intimo con una persona. E’ come se ne riconoscessi l’odore…
Abbiamo mangiato a letto, solo gli antipasti e le fragole,
dopo aver fatto l’amore…un amore così speciale da non poterci credere. La prima
volta è sempre complicata…diciamocelo… invece è stato tutto naturale, sia la
prima, sia la seconda che la terza volta.
Ora dorme nel mio letto, sembra tornato bambino, il volto
rilassato, sorride nel sonno.
Cara Benedetta, dove ho sbagliato?? Scommetto che le tue cene non finiscono così...