lunedì 3 giugno 2013

Cara Benedetta...



Cara Benedetta Parodi, io mi rivolgo direttamente a te, che sei donna, mamma e cucini miracolosamente su tacchi da dodici centimetri, fonte di ogni mia ispirazione culinaria, ti racconto la mia serata.

Allora, considerato che non si può morire di inedia dopo una separazione per abituarmi all’idea di un appuntamento galante con un uomo, ho invitato il mio avvocato a cena nella casa nuova.

Lui è un cinico sciupafemmine e io una donna fortemente provata, quindi per allenarmi al mondo di bamboccioni che c’è fuori, ho invitato lui, che tra un sorriso da marpione e una battuta a doppio senso, ha accettato volentieri. 
In effetti è un bell’uomo, divertente, affascinante e con due bellissimi occhi verdi, l’uomo perfetto da evitare se sei diventata una delle sue migliori amiche, se non avesse curato la tua separazione e se non ti fosse piombato a casa durante una tremenda influenza commentando il tuo stato larvale con disgusto.

Con lui mi sentivo sicura, accolta. Lo conosco da sempre.

Il mio piano era semplice: piccoli figli invitati a un pigiama party da un amico, ristrutturazione fisica e mentale, cucinare.

 Il menù della serata prevedeva come antipasto insalata di polipo e tartara di tonno e avocado, come secondo sarago arrosto profumato alle erbe e entusiasmata dall’idea di cucinare qualcosa di diverso da bastoncini di pesce e uovo alla coque, mi sono esibita in fragoline con  panna e meringhe per concludere in dolcezza.

In salone ho apparecchiato con attenzione, tovaglia bianca della nonna, piatti quadrati di ceramica bianca e fragile, candele. Avremmo cenato a lume di candela. Stivali neri e vestito scollato completavano il quadro di una serata che avrei definito ad alto contenuto ormonale se non si fosse trattato di lui.

 Cosa non ha funzionato??

E’ arrivato trafelato, ha gettato la sua giacca di pelle sul divano, mi ha guardato con uno sguardo dolce e arruffato  e mi ha detto “Sei bellissima stasera, Paola”.

L’ho guardato interdetta e gli ho offerto da bere un bicchiere di vino bianco siciliano, freddo.

Fin qui tutto bene.

 Mi ha fatto compagnia in cucina, mentre preparavo le ultime cose da portare a tavola, sentivo il suo sguardo su di me, era stranamente silenzioso. Ha messo su un cd di Vasco e alla canzone “Stammi vicino” mi ha preso per mano, mi ha tolto il bicchiere di vino,  l’ha posato sul tavolo e abbiamo cominciato a ballare, come due bambini.  Sentivo il suo respiro caldo vicino al mio orecchio, ridevamo, mi prende sempre in giro, su tutto. E’ un nostro  gioco, lui elenca i miei terribili difetti caratteriali, io lo assecondo divertita.

 Il suo corpo era caldo e mi stringeva stretta, giocava con i miei capelli al ritmo di musica, e mi guardava, guardava dritto in fondo all’anima con una serietà che non riconoscevo. Su uno struggente Vasco che cantava “ Sally” gli ho sussurrato dolce “ sembra che parli di me…io li pago tutti i miei peccati”.

Un’ attimo di scopertura, io che mai neanche sotto tortura rivelo i miei stati d’animo, forse per stanchezza, per paura, stretta a lui, mi sono lasciata andare.





Mi ha accarezzato la testa e quando mi ha baciato, non mi sono sorpresa, l’ho desiderato, L’ho desiderato così tanto da non capirci più niente. Mai nella mia vita mi era successo di desiderare un contatto così intimo con una persona. E’ come se ne riconoscessi l’odore…

Abbiamo mangiato a letto, solo gli antipasti e le fragole, dopo aver fatto l’amore…un amore così speciale da non poterci credere. La prima volta è sempre complicata…diciamocelo… invece è stato tutto naturale, sia la prima, sia la seconda che la terza volta.

Ora dorme nel mio letto, sembra tornato bambino, il volto rilassato, sorride nel sonno.

Cara Benedetta, dove ho sbagliato?? Scommetto che le tue cene non finiscono così...