mercoledì 16 dicembre 2015

Volete leggere la trama del mio nuovo romanzo????



Sinossi di Curiose forme d'amore di Francesca Bonanno (Albatros edizioni)



Tre donne molto diverse tra loro. La struggente malinconia di Viola, l’impeto di Giulia e la follia di Elettra, vi accompagneranno in un curioso viaggio.


Viola è toscana, ha un matrimonio finito alle spalle, una nuova relazione e un agriturismo da mandare avanti, ma soprattutto un segreto che le divora l’anima.

Giulia è romana, ha gli occhi di mandorla, sotto una cascata di riccioli ramati, vede il mondo attraverso gli occhi di un artista, a colori, con passione esasperata, conserva dolori, scappa.

Elettra è un’arrogante pubblicitaria di Milano, bella e fredda come una scandinava. Cinica, folle, in bilico. Un’anima piena di ombre e voci che urlano dal passato. Una furbizia randagia, ma ancora troppo acerba.

A metà strada tra la tragedia greca e il noir, in un susseguirsi di coincidenze e conseguenze, le tre donne si ritroveranno fatalmente in vacanza, nello stesso periodo, nella stessa grande villa delle Eolie, a Salina.

La perla verde del l’arcipelago, con i suoi paesaggi esasperati e antichi, farà da caldo contorno ad una vacanza che cambierà radicalmente la direzione delle loro vite.

Una sorellanza inaspettata, metterà a nudo verità scomode, nascoste per troppo tempo.

Tutto andrà come sarebbe giusto che vada, scriverebbe Viola.

martedì 15 dicembre 2015

Letterina di Natale


Letterina di Natale

Caro Babbo, che io un papà non ce l’ho più da troppo tempo, quindi mi affido a te, che sei saggio.

Vorrei per Natale,

una finestra della camera da letto che io mi sveglio e vedo il mare, perché ci sono lontana d troppo tempo, mi manca.

Vorrei, nonostante tutto, fare parte della mia famiglia, che non è una passeggiata di salute…ma lo vorrei lo stesso.

Vorrei un paio di Adidas nuove, che a me le scarpe da ginnastica mi piacciono un sacco, perché ci sto comoda.

Vorrei che i miei figli, non dovessero ne patire ne sopportare situazioni a loro terribilmente scomode.

Vorrei avere accanto, e in questo sono decisamente fortunata, avere accanto, ma veramente accanto, le persone che ho, vorrei continuare ad averle per sempre.

Poi sulla salute, so che non posso desiderare niente, perché la vita mi ha tolto delle persone per me fondamentali, non è stato facile vivere senza loro.

 Ma soprattutto caro Babbo, ti prego di regalarmi la serenità per crescere i miei figli esattamente per  come li voglio crescere.

Basta, non voglio nient’altro.

I miei figli ed io, stavolta non vogliamo niente di più di questo, anche loro, che sono dei bimbi, non vogliono null’altro che questo.

Caro Babbo, in fondo , è tantissimo, ma non è troppo.

 

 

 

giovedì 3 dicembre 2015

I fratelli Grimm erano delle brutte persone.


I fratelli Grimm erano delle brutte persone, cattivi dentro.

Parliamo della favola di Biancaneve, bellina lei con le gote rosse che nasce principessa.

La madre, come in tutte le favole di questi due psicolabili, muore subito, non pervenuta, stecchita, kaput  alla partenza.

Il padre, che non era un genio, per consolarsi e per dare una madre alla figliola, si mette insieme alla più stronza delle matrigne che vuole morta la principessina bellina, bellina. Matta come un cavallo e affetta  da una rara forma di schizofrenia  che la fa parlare con uno specchio  simpaticissimo che la prende costantemente per il culo, quella lì, sola nel castello, mi va giù di testa, completamente.

 Più la ragazzina cresceva e diventava bella, più la regina rosicava.

Tra un corvaccio nero e il sarcastico specchio, la regina ordina a un cacciatore, che non me lo toglie nessuno dalla testa che il cacciatore e la regina si dessero un gran bel da fare sotto le reali lenzuola, di ammazzare la giovane principessa.

Il cacciatore soggiogato dalle arti amatorie della regina acconsente, perché si sa che tira più una porno regina che un carro di buoi. La matta non si fida degli uomini, perché pazza ma non cretina, vuole la prova, chiede il cuore di questa picciridda.

Che bella immagine, concilia il sonno no? Un cuore grondante di bambina.

Andiamo avanti, il cacciatore porta la bella principessa nel bosco maledetto, ma non ce la fa ad ammazzare la ragazzina che promette di scappare nel bosco, infestato da belve terrificanti e di non fare mai più ritorno al castello. Il cacciatore che fa?
Ammazza la mamma di Bambi,recupera il cuore e lo porta dalla grata…regina.

La povera bambina odiata, scappa, scappa,scappa quando incontra un piccolo casolare.
Entra, mangia, da una sistematina perché è principessa e il disordine le da fastidio e si addormenta  su un letto qualsiasi, in una casa di sconosciuti,perché la giornatina, insomma, non era stata delle migliori.

Viene svegliata da, nientepopodimeno che, sette nani loschi e da i nomi assurdi, che trafficano con brillanti e pietre preziose. Ma chi li ha visti mai sette nani insieme???

Racconta tutto,logorroica come solo le donne sanno essere, le sue disgrazie e tragedie, ai nani stupefatti e commossi dalla storia della bella principessa.

Così commossi, che viene messa a servizio come collaboratrice domestica, in cambio di vitto e alloggio.

Ma io dico! Con tutti quei brillanti, rubini, zaffiri e smeraldi, perle e topazi, non potevano almeno pagarla quei taccagni?

Nella sua beata ottusità,la principessa è pure contenta di fare la colf e tutti cantano e ballano felici insieme.

Lo specchio dispettoso rivela alla squilibrata del castello che la principessa è ancora viva e meglio di un Tom Tom, gli rivela la posizione della casetta in cui Biancaneve fa la sguattera.

La regina a‘sto punto non si regola più,completamente. Manda il drone corvaccio brutto e cattivo in perlustrazione e confeziona una mela radioattiva, bella eh? Ma letale.

E si trasforma.

E come, si trasforma la matta? In una vecchiaccia,gobba,col bubbone sul naso e una voce da cimitero.

Chissà come doveva essere l’ortolana dei fratelli Grimm. Mah?

Bussa alla casetta, ormai linda e pulita, spacciandosi per una dolce vecchina che vende delle belle mele.

Chissà che è successo veramente al pietoso cacciatore, il dubbio rimane. Perché una donna che si sente presa in giro può essere pericolosa.

La beota principessa, apre alla strega e la fa pure entrare, invece di darle una badilata e seppellirla in giardino.

Morde la mela avvelenata e schioppa.  

La regina muore in un burrone,inseguita da i nani arrabbiatissimi per aver perso la badante affettuosa.

Volevano bene a Biancaneve, così bene che invece di darle sepoltura, le costruiscono una bara in cristallo tempestata di pietre preziose e si radunano intorno a guardarla decomporsi.

Arriva lui la star, il principe sul cavallo bianco. Molto virile se non fosse...  per dei leggins azzurri... che mi fanno pensare.

Mmmh... Un pantacollant turchino, capite? Turchino!

Imbranato come pochi, cade da cavallo, rompe la bara di cristallo, il cadavere in putrefazione ruzzola, sputa la mela e resuscita.
Un miracolo.

Gioia e giubilo di tutti per la nuova coppia, una deficiente e un gay che vissero felici e contenti al castello.

Cattivi dentro, veramente cattivi. Voi che l’avete scritte e noi che raccontiamo fantahorror  ai bambini prima di addormentarsi.

 

 

 

 

 

lunedì 23 novembre 2015

Rapporti in bilico.


Sapete qual è una delle cose più belle delle mie amiche? Che mi sopportano.

Mi sopportano quando sono triste, che quando sono triste divento insopportabile, incagabile, direi. Quando insistono dolcemente, senza essere mai invasive, a chiedermi come sto e io svio il discorso, Neanche tanto parafrasando, non ne faccio un mistero, tanto sono loro, mi conoscono, come io conosco loro. So che c’è un linguaggio acquisito col tempo, so che ci si capisce con poco.

Di solito la scena è questa. Telefonata standard, wapp, facebook, insomma in qualche modo ci si riallaccia quasi giornalmente.

Alla domanda ”come stai?” ( la domanda base di qualunque relazione affettuosa se non ve lo chiedono, credetemi, semplicemente non gli interessa!)



Fatevene bene una ragione!

 Qui citerei una cosa che ho letto su fb che mi è piaciuta un sacco nella sua pragmatica semplicità.  

Senza le basi scordatevi le altezze.

Dicevamo, divago come al solito, alla domanda come stai me ne esco con un “ niente sono troppo…(e di solito la lascio lì, nell’etere, senza dire, cosa , sono troppo)… “Niente tu lo sai come sono fatta, ora non voglio parlare, tu non ti preoccupare ( perché poi si agitano e pure loro hanno i loro problemi… )

Non mi potete dire però che mi chiudo e non do degli indizi eh?

Sto migliorando, questo lo dovete ammettere, riesco quanto meno a dare degli indizi,  validi e non capibili solo da me. Come dice Fiorella Mannoia…tutte complicate poi!
 Non è mica così, una roba facile.

Perché una si preoccupa un sacco…
Io mi preoccupo mortalmente per loro. Più le dico che non si deve preoccupare, più si preoccupa. La distraggo col mio cinismo, ( tutto vero e sacrosanto), lei non ci casca minimamente e temporeggia. Perché mi conosce, perché mi vuole bene. Insiste.

L’altra temporeggia, forse ne soffre pure, ma sta lì, cauta, diplomatica, che cerca sempre di accontentare tutti. Ma c'è e me lo fa sentire.

 E poi un “ mi manchi” e un altro mi manchi, nella stessa sera. In una sera in cui ne avevo particolarmente bisogno.

Mi mancate anche voi. Con voi, tutto ha un sapore diverso, sa di famiglia.

Poi mi sopportano  nel mio essere strana.
Seppur diverse, ci si capisce perfettamente, al volo e io non mi sento un’aliena paracadutata sulla terra per dispetto… loro capiscono.

 Loro.

Poi ci sono quelle che devono fare dispetti per forza, da anni, che lo fanno apposta, inutile, dare scuse inutili.

Non sono mica deficiente. Ma che vi pare che non  capisco?

Ma sul serio?

Ma che fate? Testate le vostre becere insicurezze, sul grado della mia sopportazione?

Basta. Fine.

Io sono ormai anziana, di crociate non ne faccio più.

Mi avete clamorosamente rotto il cazzo!

E…la cosa che più mi dispiace, perché sono una scema con la scocca, è che farò volentieri a meno di voi.

Brutalmente, come sono solita fare.

Perché io di gente insicura, frustrata, in mala fede, che si finge splendida e invece è una poveraccia…io, non ne posso più.

Oggi ho ricevuto un messaggio che cito testualmente, perché, cazzo, non voglio gente che mi loda, ma voglio gente con cui sentirmi a mio agio. E’ stato un regalo, e io di quello persone mi voglio  circondare.

Mi hanno scritto “ Non importa se sarai famosa, per me sei splendida così come sei!”

Io di queste persone mi voglio circondare, non di persone  che da mesi non mi chiedono  “come stai?”.

Che si fanno di nebbia quando capiscono che non sto bene, che invidiano i miei momenti d'oro. Quelli non sono amici. Quelli che quando ti vedono in difficoltà si coprono dietro bugie becere.

Io probabilmente non sono fatta per questo mondo.

Come in qualsiasi rapporto , che sia d’amore, che sia d’amicizia, io non sono cretina, la faccio.

 Lo faccio perché mi conviene, perché a volte anche se le persone sono imperfette esattamente come sono io, mi beo della loro compagnia e  in questo ho un’umiltà che alcune  persone non hanno, le accetto, semplicemente per quello che sono. E’ una lotta, io provo a essere sincera, ma niente.

Non ci si riesce.

E poi penso a un muretto qualsiasi, un dondolo, poi penso a un divano davanti a “Chi l’ha visto?".

Le risate, la complicità, il senso di famiglia.

Ecco, io da ora in poi, sono grande in fondo, ho capito quello che non capivo quando ero più piccola...

Le persone non ti devono affascinare, ti devono stare comode come un guanto, che ti ripara dal freddo.

Perché è inutile che ce la meniamo, a quarant’anni, se non hai persone che ti riscaldano, senti freddo.

E  forse pensi di non aver capito un cazzo, di aver dato una fiducia illimitata a persone che, francamente, non se la meritano, dirò di più non se la sono mai meritata.

Stasera, come altre sere, mi sono trovata a interrogarmi su amicizie, amori e tutto, possibilmente inutili.

Sapete cosa vi dico?

Che sono io che sono sbagliata, ma non vi voglio più nella mia vita, perché siete  veleno, perché non siete  capaci. Un rapporto sincero, non siete capaci. Quindi vi saluto con enorme affetto, ma mi avete rotto i coglioni!

Io a 43 suonati anni,  di rapporti di merda, ne faccio volentieri a meno.

Senza  rancore.
Ma accollatevi quello che avete seminato! Perché io sono stufa marcia!

venerdì 20 novembre 2015

La guerra no.


E ora però non va bene. La guerra, no.

Non ce la faccio.

Dal punto di vista di una madre, non mi sarei mai sognata di dover spiegare nel 2015 cosa è la guerra ai miei figli, consapevole del pericolo reale e vicino. Non volevo che i miei figli sentissero a scuola quello che stanno sentendo.

Perché i corsi e ricorsi storici, purtroppo ci insegnano qualcosa. Questa storia è una valanga.

A me piace da sempre la storia. Non sono di destra e neanche di sinistra. Sinceramente parlando, ma proprio sinceramente parlando, sarei di sinistra d’intelletto e di destra praticamente.

Capisco perfettamente che “Il popolo affamato fa la rivoluzione!”, come diceva Rita Pavone e molto prima Robespierre e tanti altri, vale per tutte le ideologie politiche. L’uomo che ha fame diventa una bestia feroce. Esattamente come l’uomo che ha paura.

Credo in tante cose ma non nella guerra.

Perché bisogna credere in qualcosa, semplicemente perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo creduto al dio del tuono, a quello del mare, abbiamo pianto quando a terra cadevano le lacrime di dio, abbiamo adorato idoli di guerra, re, imperatori, papi. Abbiamo creduto in un’ideologia, in una amico, in un amore.

Dobbiamo credere, anche solo per credere che questa nostra vita possa avere un senso. Perché diciamolo, ancora non l’abbiamo mica capito se un senso c’è l’ha… e credere in qualcosa ci fa vivere meglio.

Ma mica così!

Però la guerra no, dai!

Non me la sento.

Non mi sento di entrare in guerra perché America e la Russia da anni, troppi, giocano a Risiko per soldi e potere, non voglio vedere la paura, non mi sento di dover avere delle limitazioni, non mi piace la guerra in diretta, NON MI PIACE. NON MI PIACE!
Non la fate diventare una nostra guerra. Sapete cosa vi dico jihadisti, ve lo dico a denti stretti, sono arrabbiata, perché io, questo post, nella mia vita, non l’avrei voluto scrivere. Mai.

Voi non vi piacciamo? Non mi piacete neanche voi.
Posso, se mi sforzo capire qualche vostra ragione, ma non mi voglio sforzare, perché se fossi stato il genitore di uno di quei ragazzi vi avrei dato fuoco.
Mi date il voltastomaco, il vostro regime fascista-medievale mi fa orrore, il vostro modo di trattare le donne vi fa meritare donne decerebrate che si fanno saltare in aria al posto vostro, fanatici, ignoranti e senza dio e non mi state a parlare di dio eh? Manipolate le vostre ideologie. Bestie, siete bestie. Avete i metodi del nazionalsocialismo, di Stalin, dei cristiani delle crociate, mi fate orrore.

Voi, solo voi e non tutti i mussulmani.

Non si uccidono innocenti in nome di un dio che non è il nostro ma che noi non odiamo.
Non si mandano ragazzini in guerra. Non è populismo è che non mi piace.

Il padre della ragazza uccisa al Bataclan in un’intervista ha detto “certo, tanto, si pensa che succeda sempre ad altri”. L’aveva sicuramente pensato anche lui prima di quella terribile sera. Mi ha fatto una tenerezza che l’avrei voluto abbracciare. Per un micro attimo mi sono messa nei suoi panni.

E’ il caos, caos totale e i media ce lo fanno capire proprio bene e nel caos, cresce il rischio psicosi.

Ieri ci sono stati più falsi allarmi di quanti ne ho avuti io con un test di gravidanza in mano in tutta la mia vita!
Armi chimiche, 170 ostaggi in un albergo costretti a recitare versi del corano, metro chiuse, giubileo tetro.  MA STIAMO SCHERZANDO????

Stiamo calmi, vi prego calmi che se no ci agitiamo tutti…

venerdì 13 novembre 2015

Una giornata strana...

Oggi è una giornata strana.
Una di quelle che quando ti addormenti dici..."mmmh...e ti senti pure quando lo dici, quindi lo dici a voce alta. "Mmmh... che giornata strana!"
A Bologna c'è una nebbia che neanche a Londra ai tempi di Jack lo Squartatore.
Dopo una settimana di primavera, ma non Marzo...Maggio! Del tipo che esci alle sette e mezza, torni alle due e ti spogli per strada con gesti nervosi. Dento l'ovile ti togli anche il reggiseno, di pizzo, perché ti senti di buon umore perché c'è il sole, perché ti pizzica, di fretta, in mutande, come se ad aspettarti ci fosse il tuo vero unico amore, insomma, oggi è strano, oggi fa decisamente più freddo. E io mi destabilizzo.
Il cambiamento climatico repentino mi turba.
Ho l'animo primitivo, molto primitivo. Il cambiamento mi stimola, ma mi preoccupa.
E penso, penso, a tantissime cose.
Sono giorni di pensieri, di quelli seri, di quelli che hanno conseguenze.
Infatti oggi vorrei parlare delle coincidenze e delle conseguenze. Oggi ho vissuto una coincidenza, che neanche in un milione di anni e se soprattutto, l'avessi voluta,  l'avrei vissuta. Che faccio? Ci devo credere? E' un segno? Un monito dal cielo? Un consiglio dall'alto?
Poi ho vissuto un paio di conseguenze. Di conseguenze serie.
Parliamo prima delle conseguenze.
Trovo che le conseguenze siano sottovalutate, decisamente sottovalutate.
Non l'ho detto io, ma qualcuno disse che ad ogni azione corrisponde una reazione.
Le conseguenze, anche quelle non volute, esistono.
Nella maggioranza dei casi, le conseguenze esistono perché non si comunica come si dovrebbe fare e si lascia lo spazio, al dubbio. Purtroppo il dubbio, crea conseguenze. Il dubbio, destabilizza, come il tempo.
Le coincidenze ti lasciano stupefatta. in linea di massima non sai mai se interpretarle in negativo o in positivo, pure loro, come il cambiamento del tempo, mi turbano.
Ora io ho un'idea ben chiara di quello che vorrei fare domani, ma vai a vedere che per un giro di coincidenze e conseguenze, io non riesca a farlo?
Vi saprò dire...







mercoledì 4 novembre 2015

La magagna sulla frana di Messina!




Ora come i miei ben più famosi compaesani Fiorello, la Cucinotta, mi rivolgo all’Italia (oggi  mi sento così, che posso parlare anche io con l’Italia), e soprattutto con i miei concittadini, con la Sicilia, con il carissimo sindaco Accorinti, con i drammatici governi precedenti, con la giunta, la Regione, Crocetta e tutta questa bella cupoletta di gente a cui della Sicilia non gliene frega  un cazzo!

(sì ho detto cazzo, ma ci voleva e poi se parlo con l’Italia figurati se non dico cazzo)

Anche se ritengo che il movimento #Reset  che proponeva l’architetto Tinaglia come sindaco della nostra città, fosse e continua a rimanere la scelta nuova e preparata che avrei votato, a me, guarda, Accorinti mi stava anche simpatico, quel suo accanirsi contro un ponte che non faranno mai, il nuovo Robin Hood venuto dal popolo che avrebbe tolto ai ricchi e dato ai poveri. Quel suo essere banalmente di sinistra, il credersi San Francesco, scalzo e in fissa col Tibet, sembrava un fumetto. Sarebbe potuto essere divertente se avesse concluso qualcosa, e aiutatemi a dire qualcosa, di valido e visibile per la nostra città. Doveva portare come il messia un cambiamento e in effetti il cambiamento l’ha portato, ma in peggio. Poi #Accorinti due cosette ti volevo dire,fammi un favore personale, impara a vestirti come si deve nelle situazioni che lo richiedono, magari assumi una personal schopper  e poi ma se ti piace tanto il Tibet, che ne dici di trasferirti li? Una città più disastrata, più sporca, completamente scollegata dal mondo dell’informazione, con servizi inesistenti e vetusti, poi la frana, le difficoltà dei cittadini, ospedali, strutture, il rischio di un’epidemia, scuole chiuse. Una città in ginocchio. Mia madre è isterica, mi telefona due volte al giorno per deliziarmi sulle problematiche igieniche di una situazione come questa. Non vi dico che bello.

La frana si ripara e il giorno dopo, signori e signori, si rompe, quasi nello stesso punto.

Mmmhhh, mah?!

Poi leggo articoli, sento interviste, mi documento malamente. C’è una storia del 2001 che narra che l’acquedotto di Fiumefreddo diventa l’unico che rifornisce Messina. Prima veniva rifornita sia dall’acquedotto dell’Alcantara che da quello di Fiumefreddo.

Poi leggo sempre distrattamente, che la tariffa di 0,69 centesimi a metro cubo imposta per tutta l’isola da Sicilia Acque, convince il presidente di allora dell’A.m.a.m.(azienda meridionale acque Messina), a optare esclusivamente per Fiumefreddo, capace di erogare 970 litri al secondo rispetto ai 570 dell’Alcantara ad un prezzo di molto inferiore, se non ricordo male 0,22 centesimi.

Sento pure che l’acquedotto dell’Alcantara, che teoricamente potrebbe essere un serbatoio d’emergenza  in casi come questo, versa le sue acque pure e cristalline nel torrente Giampilieri, dove, a Giampilieri per un altro dissesto idrogeologico nel 2009 persero la vita 37 persone.

Più volte l’amministrazione comunale è stata sollecitata ad trovare il modo di mettersi d’accordo con la regione per il ripristino dell’acquedotto dell’Alcantara.

Ora io un’idea vaga, leggendo un po’, me la sarei anche fatta, e mi verrebbero anche tante domande e tanti pensieri. Ma non lo faccio perché ho letto distrattamente.

Ma la domanda che proprio non posso, non fare, è “Mia madre mi chiama due volte al giorno, da dieci giorni, ok, dieci, i miei concittadini non si lavano, non mangiano, vanno in bagno con difficoltà, i bimbi niente scuola, la casa un caos e non possono neanche lavare e le realtà, quelle serie, quelle di vero disagio non le voglio neanche elencare, ma non è che per caso...dietro tutte le magagne che si potrebbero intravedere in questa annosa questione dell'acqua in Sicilia, non è che per caso...

La mia città da dieci giorni è in ginocchio perché non riuscite a mettervi d’accordo sul prezzo che deve avere l’acqua dell’Alcantara???????

venerdì 30 ottobre 2015

Ingestibilità di carattere

Ci siamo lasciati col caldo...lo so ...non ho avuto molto tempo...
Oggi volevo parlare di una cosa e tanto per parlare, voglio parlare di uomini.
Degli uomini che desiderano gestire le donne.
Spesso mi è capitato di sentirmi dire "sei ingestibile!" Il fatto di non riuscire a prevaricare, farmi ragionare a modo suo, mentire e sentirsi curiosamente autorizzati a farlo, vi fa sentire più maschi?
Cosa è una lotta di potere? Avete bisogno di dimostrare quanto siete uomini?
Scusate ma che diavolo vuol dire, sei ingestibile?
Ma domanda ancor più importante, perché senti questo bisogno impellente di "gestirmi"?
Che sono un'azienda, un consiglio d'amministrazione, un auto, chi sei un preside, sei mio padre, sono una tua proprietà? Chissà perché mi si vuole gestire.
Perché una donna si ama, si ama e basta, non si gestisce, e se non si è capace di amare e non vi rimare che gestire, il problema è vostro. Io ho imparato a volermi tanto bene.
Ci sono uomini che desiderano compagne totalmente devote, decerebrate e mortalmente noiose.
Quelle sì, che sono facili da gestire, trovatevi quelle, no?
Ora che viene Hallowen, cercatevi una bella sposa cadavere!



venerdì 3 luglio 2015

Giornata in piscina (parte quinta)


Giornata in piscina  (parte quinta)

E allora dicevamo…c’era Angelo arrabbiato e la Torinese al telefono.

“Ciao Laura, come stai? Sì sono con Riki in piscina.”

Ma dove sarà finito Riki? Penso io tra me e me, mettendomi le cuffie  un po’ innervosita, perché va bene che Riki si è dato alla macchia più di un’ora e mezzo fa, che ti senti sola e che hai smesso di fumare da due settimane che quell’altro sta come una pazza, bofonchia   e mangia un panino dalla carta argentata che si è confezionato a casa che puzza di cavallo morto, ma è la mia giornata e non voglio che voi me la roviniate con le vostre ciance, io in fondo non vi conosco, siete molesti e secondo me vi avvicinate anche. Non vi avvicinate.

“Non ci credo! Che bello io sarò a Torino giovedì, venerdì e sabato!”


Rettangolo arrotondato: torineseRettangolo arrotondato: ?Rettangolo arrotondato: ioUn tizio appena  arrivato sistema la sdraio vicino al gruppetto.



Rettangolo arrotondato: Angelo

Allego mappa del territorio

Angelo fa il riposino post prandiale, la torinese blatera, blatera, blatera e lo sconosciuto si sdraia. Ho rilevato la sua presenza pensando ma con chilometri, praterie di spazi sconfinati, proprio qui ti dovevi mettere, così vicini, vicini? Astiosa direi, ma ho caldo, ho fame e il terrorismo psicologico che mi fa la torinese ogni volta che mi accendo una sigaretta comincia a darmi sui nervi. La mia pressione da sdraiata rasenta quella di un semi coma. E se mi prendessi una birra? Ma sì una birra ci sta tutta. Voglio essere rilassatissima oggi.

“Sì sì, ci siamo concessi una giornata in piscina, vorrei tornare a casa verso le sei, sì sì Riki è in acqua.”

Bhè sto Riki non deve essere  ‘sto fenomeno di compagnia…penso mettendomi seduta.

Oh Dio cosa, diavolo…

Scivola dalla mia faccia una t-schirt  bianca, bagnaticcia e maleodorante. Mi casca tra le mani, la getto sul prato come un pezzo un pezzo di cadavere, con lo stesso ribrezzo. Il tizio, quello che si è messo vicino vicino, mi ha lanciato a velocità una maglietta sudata in faccia.

 Io con un’espressione “Ho ucciso per molto meno”, sibilo uno “Scusa???” Ha le mani giunte e gli scappa da ridere. Istintivamente localizzo la sua giugulare.

La torinese sta raccontando alla sua amica Laura quello che è appena successo, ridendo. E’ troppo vicina per non sentirla.

Alto, slanciato, con uno slippino che, come dire, sfacciatamente esplicativo delle sue doti naturali, si inginocchia davanti a me.

“Scusami, scusami ti prego, ti sei alzata proprio in quel momento, volevo tirarla in faccia a lui, lo volevo svegliare, ho sbagliato ti ho preso per sbaglio, ti chiedo perdono.” Col mento indica Angelo che russacchia leggermente. Scappa da ridere anche a me.

“Cosa posso fare per farmi perdonare? Ti prego, ti prego, ti prego. Si agita. Ti va qualcosa da bere, una birra?”

Tu ti offriresti di scansare praterie di corpi stesi, guadare la piscina, per raggiungere il tendone sopra il bar che si dice misuri temperature tropicali, fare a occhio, dieci minuti di fila per ripagarmi dello schifo che provo ad avere avuto la tua canotta sudata in faccia?”

Un angelo è!

E lo penso proprio così, alla siciliana, col verbo alla fine.

 “Se proprio insisti?! Si, grazie, una birra va benissimo.” Io molto britisch, lui va al bar.

Guardo la torinese con trionfo e mi accendo una bella sigaretta.

“Me ne offri una?”. Angelo ha finito il riposino. Da un termos azzurro e bianco, anni sessanta, che io devo assolutamente comprare, si versa un caffè. Vuoi un sorso anche tu?

“Certo, ma solo un sorso, una scusa per fumarmi una sigaretta.” sorrido amabile in direzione della torinese.

Speravo avesse nella sua borsetta porta tutto anche un bicchiere di plastica e invece no, mi porge la tazza bianca anni sessanta ,che chiude il termos, da cui lui stava bevendo e me la porge.

Sconforto, panico, sconforto.

 Bere dalla stessa tazza di uno sconosciuto? Ignorare le regole che per anni mi sono sentita ripetere da mia nonna e da mia madre, le stesse che ora insegno ai miei figli? E le malattie…non parliamo di tutte quelle patologie del cavo orale o peggio sistemiche, da me studiate che potrei contrarre in un’occasione come questa?

Avventurosissima e gesuita nel midollo, sorrido e bevo. Forte, tiepido e zuccherato. Ottimo, nonostante l’orrore .

“Scusa ma lei, è con te?” Ad alta voce.  Quel lei aveva un tono così dispregiativo che mi ha fatto voltare di scatto.

“Ecco la birra, e scusa ancora” . mi dice il tizio guardando Angelo.

Stavo per raccontare l’episodio curioso ma comico della maglietta  quando Angelo,

 se ne esce con un “ E’ un’amica tua, anche questa? Le porti da bere?”.  Con un tono un filino isterico.

La torinese ride, ma io ti strozzo gallinella…

Mi sembra di essere in una scena del Vizietto … to be continued …

 

 

 

 

 

 



 








 
 
 
 
 
 
 


martedì 30 giugno 2015

Giornata in piscina (Parte quarta)


Dicevamo scattante verso l’altro bordo…

La testa sott’acqua che bella sensazione, che meraviglia, che bella giornata, nuoto lentamente, padrona nel mio elemento naturale, fluida, l’acqua una carezza sulla pelle, il sole non mi infastidisce più. C’è odore di pineta e di cloro, che bello nuotare. Una tecnica yoga che conosco si chiama “la camminata consapevole”, io dovrei scrivere un libro sulla “nuotata consapevole”. Ti devi concentrare su tutti i tuoi muscoli in movimento  e tutta un’enorme storia sull’essere qui e ora. Svuotare la mente. Glutei, addominali, braccia, gambe. Li sto muovendo con consapevolezza, sono qui e ora. Mente libera, pulita. 

La prima vasca la faccio di slancio.  Di nuovo, glutei, addominali…certo gli addominali mi dovrei decidere a farli sul serio almeno una volta, dovrei decidermi a farli, almeno una volta. Che pigra, mannaggia.  Mi sono distratta, cacchio. Braccia, gambe, i pensieri si calmano, la mente si svuota, glutei…certo che ha i suoi lati positivi non avere più la macchina, ho camminato tutto l’inverno sotto qualsiasi tipo di intemperie, ma in primavera ho trovato dei muscoli che non erano mai stati lì, vedila positiva, nella sfiga uno deve trovare il meglio. Quelli, i muscoli, nei polpacci proprio non li avevo mai visti su di me. Senza macchina ma con i muscoli, non lo so, non lo so, uffa non ti distrarre, devo smettere di fumare, che fatica e sono solo a metà della seconda vasca. Glutei, addominali, gambe, non ce la faccio, sono distrutta, forse ho nuotato troppo consapevolmente, lo devo scrivere nel libro, troppo non va bene, mamma mia, aiuto. Crollo, ma non mollo, tanto al massimo se mi prende un coccolone ci sono i bagnini di Postalmarket che mi recuperano. Oh Dio che fatica, una bracciata poi un’altra e prima o poi arriverò, l’inizio di un crampo, lo sento al piede, lo sento il bastardo, cambio ritmo, muovo il piede, passato, devo mangiare più banane, tutta quella storia del potassio e magnesio lo so che è vera, un respiratore, voglio un respiratore, sono vicina, ancora quattro bracciate e arrivo, non mollo, piuttosto schiatto ma non mollo….arrivata.

Sto cercando di riprendermi, sono da dieci minuti a bordo vasca che cerco di recuperare il ritmo regolare cuore polmone, facendo un poco di stretching, spergiurando e inventando fioretti per convincermi a smettere di fumare, maledicendo l’industria del tabacco e me che ci vado appresso. Casualmente… mi cade l’occhio su quella che potrebbe essere la squadra del Bologna di nuoto maschile nella vasca accanto. Ora io dico...santa pazienza... Una squadra è sicuro, di maschi alti slanciati dai fisici scultorei anche. Se mi viene un infarto mi salvate voi?

Ammetto di aver fatto una piccola classifica mentale dal più bello al più brutto, sona sola, non è che ho molto da fare e ha  vinto l’allenatore.

 Basta ho freddo, ora caffè, sigarettina e sole, tanto sole.

Le persone si sono moltiplicate, il prato brulica d’umanità varia e sudata ma io sono a mio agio, fresca e tonificata, così tonificata che ho già dolore a tutte le articolazioni. Recuperata la postazione, spalmo la crema su tutto il corpo, mi sdraio e chiudo gli occhi. Li riapro.

Rilassarsi, non pensare a niente, il mio vicino gay che sfoggia un’abbronzatura caraibica e piedi perfettamente curati, litiga col fidanzato al telefono, chiudo gli occhi, faccio la vaga e ascolto la lite che è finita con un “vaffanculo divertiti” indirizzato al display del telefono. “ Nonna ciao come stai?”. Accanto ma dall’altra parte, una signora di Torino, che sarà a Torino giovedì, venerdì e sabato, pressappoco della mia età, chiacchiera con la sua longeva nonnina . “Sono qui con Riki che è in acqua.”

Richiama il fidanzato del signore che io ho immaginato chiamarsi Angelo, perché  ha un accento del  sud e ha la faccia tipica di quelli che si chiamano Angelo. Litigano a proposito di un matrimonio. "Non ci credo!” dice la Torinese che parla con un amica di nome Maria che è a fare la spesa per la casa al mare e che stasera ha una cena. Neanche il tempo di prendere appunti mentali su una ricetta per un’insalata sfiziosa con la frutta che l’amica servirà alla cena di stasera che,

 “Ti ho detto di non venire!” stilla Angelo al cellulare e chiude infastidito.

“Ma certo che ci vediamo, vengo a Torino giovedì, venerdì e sabato, ora chiamo la Laura,”

Mi accendo una sigaretta e se avessi anche dei pop corn sarebbe perfetto.
Dio quanto mi diverto...
to be continued...

lunedì 29 giugno 2015

Giornata in piscina (parte terza)




La piscina è olimpionica, l’acqua pulita e azzurra, il prato a tre ore dall’ombra dell’unico albero è morbido, non vedo l’ora di godermi la mia giornata, in piscina, tutta per me. Mi sto ambientando.

L’aria è immobile, il sole mi attraversa la pelle, le cicale cantano, ipnotiche.

Nel chilometro circa che mi separa dalla piscina che mi salverà da un imminente colpo di calore, mi ricordo della cuffia dimenticata sul tavolo, vicino al caffè.

Sfoderando un’acquisita faccia di culo, punto i bagnini.
Due tipi bellocci, con lo stesso ciuffo che cade di lato, stessi bracciali, stessi anelli. In posa. Avete presente i modelli dei vecchi cataloghi di vestiti della nonna, tipo Postalmarket?  Quelli in costume con il delfino di plastica sullo sfondo? Loro, possessori di quattro cuffie abbandonate su una sedia.

Ok. Ho un piano. Sfacciataggine e fascino, diretta e sicura di me, ok ci siamo. Devo avere una di quelle cuffie, li devo convincere a prestarmela. Non posso non fare il bagno, muoio.

“Salve!”, sorrido amabile. "Posso fare il bagno senza cuffia?"

In coro, con la faccia di quelli che la sanno lunga e te la vogliono raccontare. “No signora è assolutamente vietato, vede in vasca la portano tutti”.  Bravi, incorruttibili, così mi piacete. 

Li ho, purtroppo per loro, anticipati. Poco prima della fine del coretto, ho agguantato una delle cuffie sulla sedia e con due occhi supplicanti ho chiesto “Me la potete prestare?”. 
 Avevo quasi vinto, avevo la cuffia in mano, l’unica, è se me la strappi di mano, ma non oserai vero? Non oserete? Vero?

“Ma quella è la mia!” dice stendendo la mano uno dei due Ken.

Panico. Vuoi vedere che osa?

Aggiungo veloce dalle due alle trecento parole al minuto, per convincerli che io ho un assoluto bisogno di bagnarmi e quindi della cuffia, ne ho sette a casa, sette capite! E non le dimentico mai, io poi...(colossale menzogna), è sul tavolo vicino al caffè, la mia giornata capite, colpo di sole, ghiandole sudoripare che non funzionano, un difetto genetico,  il disastro di Chernobyl si dice, malattie autoimmuni, traspiro male, termoregolazione, insomma io devo essere immersa in un liquido, al sole mi schianto come una medusa sulla spiaggia. Sono mamma, non posso morire, e l’aumento di prezzo poi? Siete d’accordo con l’aumento dl prezzo?

Sbigottiti. Assenti.

Bene, pensano che io sia pazza, e si sa che ai pazzi non bisogna contraddirli, no?

Dai, me la presti? Rilancio. O la va o la spacca. Attendo, non staccando lo sguardo dalla preda.

“Certo, signora, la prenda pure, me la restituisce poi, vero?” risponde molto carinamente il giovane padrone della cuffia.

“Ovvio, ma scherzi?” . Ottimo, ho la cuffia, ed è pure carina. Dopo ringraziamenti, patti di sangue, e promesse varie, mi allontano. Sono davanti la piscina, voglio entrare in acqua con ogni fibra del mio essere, sento l’odore del cloro, voglio nuotare, fare che so, due vasche, farmi risalire la pressioni a livelli compatibili con la vita e poi caffettino, sigaretta e libro, di schiena, sotto il sole. I piedi a bordo vasca, refrigerio immediato, scavalco con difficoltà due brutti pomicioni anziani, abbarbicati alla scaletta e entro in acqua.
L’acqua è decisamente il mio elemento, sarà quella storia che ci ricorda il liquido amniotico, perché è forma di vita, perché è così fresca, sì sì la cuffia, mi sbraccio, mi devo mettere la cuffia, avete ragione, mi ricordano gesticolando i miei amici bagnini. E’ sempre meglio stringere rapporti con gli addetti alla tua salute, a parità di intervento, salveranno te, è la legge della giungla.
Mi preparo, cuffia, respiro profondo e vai scattante verso l’altro bordo….

Avventurosissima sono…

To be continued…

domenica 28 giugno 2015

Giornata in piscina (parte seconda)




Dicevamo, avventurosissima sono…

…e con questo spirito entro in un cancello che non conosco…seguendo il gregge, sicura che mi avrebbero condotta alla meta con facilità. Loro non erano nuovi. In piscina c’erano già stati, sguardo distratto, nessuna testa che si perde in giro, passo svelto e ben disteso.  

Li seguo, vanno tutti nella stessa direzione.

Arriviamo all’interno ad una specie di casello autostradale dove non succede niente. Due gentili signorine, in tutto questa po’ po’ di costruzione, chiedono il biglietto, lo guardano e ti intimano di darlo al bagnino. Una particolarmente annoiata mi dice “ Nella vasca con i sandali, mi raccomando”, io rispondo un sì, sì, generico non capendo se devo fare il bagno con le scarpe e vado avanti seguendo il flusso. Un altro problema che risolverò dopo.

Quando arrivi in territorio sconosciuto la prima cosa da fare è studiare il territorio a beneficio del caso trattato.

Mi spiego: hai due bambini molto divertenti e molto scalmanati? Sei sola? Col compagno?

Varia, la posizione da scegliere varia. Vengo e mi spiego. Il caso dei due bambini per esempio, devo trovare un posto vicino ai gelati, al bagno e con piscina a vista e facilmente raggiungibile in linea d’aria per soccorrere bambini messi in difficoltà da bagnini distratti. In questo caso alla cassa, non avrei fatto la figlia dei fiori e avrei pagato lettino e ombrellone. Ma non è questo il caso di oggi.

Nel caso del compagno è facile, faccio decidere a lui. In primis perché se per una volta non devo prendere una decisione ci vado a nozze, e poi l’esperienza insegna. Ci ho provato, un paio di volte.

Il posto dovrebbe essere il più possibile isolato da qualsiasi genere vivente, animale, vegetale o minerale, ovviamente non distante dalle birre, silenzioso (perché se c’è la musica è musica di merda, e se ci sono bambini dio ce ne scampi e ce ne liberi, e se la musica non c’è,  “ ah proprio oggi che avevo voglia di musica”).  Poi ognuno ha le sue esigenze e le rispetto.

Io ho altre strategie. Io miro alla sopravvivenza.

Obbiettivo primario è assicurarsi una zona d’ombra  naturale, ci sono quaranta gradi e sono le undici , devo ragionare in previsione, un paio d’ore reggo sotto il sole, tra un bagnetto, una vasca, una pipì e una bottiglietta d’acqua, diciamo che reggo fino all’una.  Mannaggia a me che ho fatto la figa sessantottina e non ho preso l’ombrellone. Con calcoli astronomici sulla direzione dell’ombra che cambia mi garantisco, secondo i miei calcoli, un posto a tre ore dall’ombra dell'unico albero,  vicino al bar e in santa pace. Lontanissimo però purtroppo, per un problema logistico chiaro solo a me,dalla zona della piscina in cui avevo deciso di nuotare. Poca gente, ancora.

 Il mio vicino di sdraio, mi osserva con circospezione, è evidentemente gay, non per fare delle differenze, ma un uomo così bello e così curato non può essere eterosessuale.  Decido di localizzare le docce, con indifferenza, mi aggiro morta di caldo verso la piscina col radar interno per visualizzare la mia fonte di refrigerio.

Le ho trovate! Trovate, proprio sopra una mamma della classe del mio cucciolino. Simpatica, ma di quelle che ride ed è felice senza un vero perché e ti aggancia in discussioni eterne sul niente che piuttosto, ora io non voglio essere asociale, telefonerei a mia mamma di spontanea volontà per farmi raccontare un funerale. Almeno mia mamma ha un umorismo  che mi fa ridere.

Mi presenta il marito, che per poco non gli scoppio  a ridere in faccia, Calvo , basso, senza niente dire contro i bassi e calvi che  pure il commissario Montalbano è così e a me piace un sacco, ma con la faccia e la zona senza più capelli, spalmata di crema bianca tipo gesso, due occhi piccoli, con piccoli grumi di crema bianca nell’angolo interno dell’occhio e una voce da bambina di due anni. E porco. Soprattutto porco. Cosa hai da guardare mentre faccio la doccia?? Ma la smetti? Dovresti ringraziare il tuo Dio per avere impalmato quella seppur noiosa creatura, e ti ritrovo a fare il maniaco sotto la doccia? A volta la presunzione di uomini orrendi e totalmente privi di fascino, mi sorprende.

Liquido la coppia e miro alla piscina, sto quasi per svenire, ho sessanta su novanta di massima, da sempre, non è colpa mia, mi devo bagnare per forza. L’ho detto, l’obiettivo è sempre la sopravvivenza…

To be continued…

Giornata in piscina ( Parte prima)




Triste ma determinata, decido di andare in piscina vicino casa che mi dicono essere tremendamente decadente, pur di non rimanere a casa con questa bella giornata estiva, le cicale che cantano, tutto un mondo fuori e un bel libro nella borsa. L’ho detto, determinata.  Determinata a non deprimermi.

I bimbi sono col papà. Mi prendo uno di quei momenti che i miei figli definiscono con scetticismo, incredulità e invettive varie, I MOMENTI CHE MAMMA VUOLE SOLO PER LEI .

Di solito, I MOMENTI CHE MAMMA VUOLE SOLO PER LEI, si limitano a bere un bicchiere di vino mentre preparo la cena e canticchio canzoni degli ABBA o semplicemente chiudendo la porta del bagno a chiave.

I miei figli ormai lo sanno, non lo condividono, tanto meno lo capiscono ma lo hanno assimilato e archiviato come dato di fatto: mamma è matta ma simpatica e quindi gli concediamo qualcosa, anche se non siamo affatto d’accordo…

Capite quindi l’estasi nel pensare di poter passare una, intera, giornata, in piscina, da sola.

L’ultima volta sarà stata nel 1987.

C’è sempre un’amica, un figlio, un amico del figlio, un fidanzato, amante, marito, un nipote, una madre, un fratello. C’è sempre qualcuno che se accenni a voler andare in piscina, si aggrega.

 Stessa cosa vale per la spiaggia. Si aggregano.

 Io ho cominciato e imparato a mentire per leggere un libro in spiaggia, da sola, in santa pace.

Sono una che si sta molto simpatica, mi trovo bene con me, mi annoio raramente, ho sempre qualche trafuglio ( mio neologismo)  da fare, da leggere, da sistemare, da studiare, da cucinare, quindi stare da sola non mi infastidisce per niente. C’è gente che va fuori di testa se sta sola, se non ha impegni, se non è collegata H24 a tutti i social.

IO NO.

Quando capitano giornate come queste, dove potenzialmente mi posso fare i cavoli miei tutto il benedettissimo giorno, a me non mi pare vero.

Ha aiutato il miracolo, togliere la suoneria del telefono che giace spento in fondo alla borsa.

Come ogni volta che vado in un posto che non conosco, ho una leggera scarica di adrenalina che mi infastidisce. L’ignoto mi stuzzica e mi terrorizza.

Adoro entrare in un locale e sapere qual è il mio tavolo preferito, mi rassicura che la ragazza del bar ogni mattina mi saluti dandomi del tu, mi piace salutare la gente che conosco per strada e che la commessa del super si sorprenda se cambio marca di cereali. Sono una predatrice territoriale.

Il nuovo mi agita e mi diverte.

Nel tentativo di ambientarmi il più presto possibile, leggo il cartello con le informazioni, in fila alla cassa.

Avere informazioni, mi rassicura.

Cazzo ho dimenticato la cuffia, lì, sul tavolo vicino al caffè.

Completamente destabilizzata, mi riaffido al cartello.

Il prezzo segnalato sul cartellone sopra la cassa dichiara due euro in meno di quella che chiede l’abbondante e poco pulito addetto.

Il cassiere ridacchia come Ponzio Pilato alzando le braccia al cielo contro le lamentele di quello davanti a me che bestemmia come un posseduto, per aver pagato un quarto dello stipendio in cuffie da bagno che la madre dei suoi numerosi figli ha dimenticato a casa. Il marito ciabattando, offeso, in dei boxer lilla, impettito entra in piscina.

Ho avuto uno sguardo di complicità con la povera donna con la giornata rovinata e col portafogli in mano ho chiesto il prezzo.

“Sciabato e Domenica si paga di più, non è mica colpa mia, non si arrabbi con me, bella scignorina? Che già oggi mi girano…eh, ssciorbole, sciapessce” come mi girano, mi girano da matti!”  alzando la voce.
Buona, devo stare buona, penso....Conta fino a dieci... uno...due...tre...quatt...Ma io dico?Perché è inutile che te la prendi con me e poi si vede e soprattutto si sente che ti girano perché non hai una donna, perché...quattro...cinque...sei... dieci.

Normalmente mi sarebbe partito un micro embolo... quel povero disgraziato si sarebbe dovuto sorbire i miei dissensi sulla sua educazione, sulla gestione della struttura, sulla sua pulizia personale per almeno una mezz’oretta  con ovvi seguaci in fila inferociti per l’aumento di prezzo non giustificato.  Avevo vinto.

Adoro litigare con sconosciuti maleducati, soprattutto nelle vicinanze del ciclo. Sfogo la rabbia repressa.

Ma la questione richiedeva tempo e io volevo iniziare la mia super, giornata, da sola, in piscina.

Il proprio credo contro il proprio interesse, una lotta di ogni giorno.

Ha vinto l’interesse, per oggi e poi mi ha chiamato “scignorina”…

… ma ho preso il posto prato, il minimo, l’essenziale, così per dispetto e non ho comprato la cuffia, rimedierò.

Avventurosissima sono…

To be continued…

 

 

 

mercoledì 25 marzo 2015

Convivenza?


Dovete sapere che la strada che porta da casa mia a scuola dei bambini dura dodici minuti. Dodici minuti andata e dodici al ritorno. Ogni giorno.
 Alcuni giorni si ripassa mezzi addormentati una lezione di storia o si ripetono le tabelline a saltare, altri è tutto un “muoviti, muoviamoci, siamo ritardo”, altri svegli dal freddo  attenti a non bagnarsi.  Si chiacchiera, tantissimo. Siamo dei chiacchieroni. Affrontiamo una grande quantità di argomenti, i bambini fanno sempre un sacco di domande alcune per curiosità, altre scomode. Le scomode di solito mi sconvolgono. Vorrei un giorno raccontargli il mio vero stato d'animo a tutte quelle domande che mi hanno messo in crisi per paura di dire la cosa sbagliata, di influenzarli. Oggi curiosamente in anticipo si parlava di convivenza e matrimonio. 
 In crisi d’astinenza del secondo caffè non ricordo mai l’inizio della conversazione. Oggi mi sono esposta; ho espresso un opinione lapidaria e l’ho supportata di esempi alla loro portata per fare capire il messaggio.

 Meglio convivere prima di sposarsi.

La mia opinione è che prima di giurare amore eterno davanti a parenti e amici, prima di commettere un errore colossale si dovrebbe:

 -Scoprire subito se ogni domenica che Dio ha messo in terra si deve andare a mangiare dalla mamma di lui perché se no, si offende

-Meglio sapere se è il tipo che per principio non porta buste della spesa o non fa file alla posta per pagare le bollette

- appurerete  subito se è divertente affrontare con lui la quotidianità, è necessaria una spiccata attitudine al gioco di squadra.

- se la casa suonerà di risate o di incomprensioni

- scoprirai quanto ci sta a farsi passare le paturnie dopo una litigata…(dovrebbe essere sotto le due ore…in caso contrario è un rompiballe)…e come decide di far pace…torbido sesso, coccole, butta la spazzatura, svuota la lavastoviglie, va a correre e torna fresco e tranquillo, scoprirai se fa i dispetti, se è un’amante della tortura psicologica fatta di musi e silenzi, se non è permaloso, se è vendicativo, se tira al muro il servizio buono di Limoges

- Scoprirai la vera verità sulle sue attitudini alla pulizia personale, della casa e dell’auto.

-Se sarà così gentile da portarti il caffè a letto

-Saprai quanto tempo sverna in bagno se, se  la gode un mucchio seduto sulla tazza a leggere un libro, oppure è da sveltina…cinque minuti ed è fuori lindo e profumato, verificherai se la felce del bagno resiste alle sue puzze.

-Ti vedrà lacrimosa ameba sul divano il giorno prima del ciclo e una iena assatanata di sangue tre giorni prima, capirà finalmente che il suo buon umore dipende dai tuoi ormoni e dalle telefonate di tua madre

- Capirà subito che non ti piace fare la colf e che i calzini seminati per terra, rimarranno per terra  e che se poi un giorno ti va di raccoglierli solo perché sei di buon umore o perché viene a trovarti mamma, il giorno dopo non lo dovrà pretendere . Né aspettare la prossima visita di mamma.

-Scoprirai se è disposto a soddisfare le tue voglie improvvise alle tre di notte

-Metterai a nudo se e quanto bisogno ha di lasciare il nido per poi ritornarci contento e come reagirà quando ti vestirai da troia per uscire con le tue amiche

-Come si comporterà quando stai male, se avrai voglia di prenderti cura di lui quando sta male

-Scoprirai se ti fa piacere averlo accanto ogni giorno al tuo risveglio. e un milione di altre cose

Solo così si conoscono a fondo le persone, e poi se finisce…pazienza, il bello è nel viaggio.

Secondo me i miei figli hanno colto e capito il mio ragionamento…