Apro un solo occhio per vedere se dalla finestra entra la
luce di una nuova intensa giornata, albeggia.
Come in un rituale scaramantico, tiro fuori una mano dal
caldo guscio delle coperte e premo il tasto radio della mia sveglia originale
anni settanta.
La voce del nano malefico, mai domo, che blatera
stupidaggini degne di lui e del suo partito, si diffonde come veleno nella
stanza, ascolto l’inflessione milanese-industriale del “caro Silvio” e mi
domando sbigottita sul perché abbia ancora diritto di parola, dato che la sua
voce pare abbia influenze nefaste sullo spread!
L’uragano che flagella New York, mi fa meglio sopportare una
uggiosa e insolitamente gelida giornata di fine ottobre, come quando, ai
funerali, guardi sgomento la bara e sei intimamente felice di non essere il
protagonista della giornata.
Fa freddo.
Mi accorgo che è arrivato l’inverno quando per riconoscere le calze blu da quelle nere devo saltellare, scalza, in balcone per controllare, mentre medito visite oculistiche per arginare la galoppante presbiopia che avanza inesorabile.
Mi accorgo che è arrivato l’inverno quando per riconoscere le calze blu da quelle nere devo saltellare, scalza, in balcone per controllare, mentre medito visite oculistiche per arginare la galoppante presbiopia che avanza inesorabile.
Le note di “un giorno di ordinaria magia” dei Negrita mi
mettono allegria mentre vesto i bimbi per la scuola, il mio karma irradia luce
arancione, sono immotivatamente felice.
Ieri sera ho passato tre ore della mia serata spaparanzata
sul divano, sorseggiando un buon Montepulciano, parlando al telefono prima con
le mie sorelle, dopo con Matilde e per finire con Maurizio.
Socievole come un’adolescente ho ascoltato pazientemente i
deliri di Silvana sulla sua inesistente vita sessuale, i sproloqui di Giada
sulla sua impossibilità di innamorarsi, le nuove ricette di Matilde alle prese
con la dieta Dukan, per concludere con le
ciniche e divertenti riflessioni di
Maurizio su come mi trasformerò presto in una “Milf”
(Mother I'd Like to Fuck).
L’indigenza e un
violento desiderio di auto riscatto mi hanno procurato, negli ultimi tre
giorni, due colloqui di lavoro, ritrovare un vecchio hobby( la pittura) e uno
sport economico (la corsa) da praticare per cercare di smettere di fumare o
morire d’infarto precoce.
Vado alla grande!
Riprendere in mano la propria vita è
emozionante come incontrare per strada una vecchia amica che non si vede da
tanto. Quella vita, e quell’amica che per troppi anni era stata dimenticata,
tornano a galla liberate dalla zavorra che le teneva ancorate al fondo.
Sono tornata a
respirare allegramente, come non facevo da molto tempo.
Perché avevo smesso
non lo so e a questa punto poco importa, mi devo concentrare su me stessa, su
quello che voglio, raccogliere energie per affrontare al meglio questo periodo decisamente non facile.
Sono circondata da
persone che mi vogliono un gran bene, dall’amore incondizionato dei miei
piccoli amori, da un ex marito che a distanza continua a volermi bene a modo
suo, non mi posso lamentare.
A quarant’anni però
hai capito da tempo che la forza di rialzarsi la devi trovare dentro te stessa,
che sei tu il tesoro più grande da cui attingere la spinta che ti porta avanti.
“Si nasce soli e si
muore soli” diceva qualcuno di cui non ricordo il nome, e nel mezzo ci sei tu, i tuoi sogni, le
tue enormi aspettative che ti spingono a pensare di volere a tutti i costi una
vita “speciale”.
Ancora in macchina,
posteggiata davanti il portone dello studio dove andrò a propormi per una
collaborazione, fumo una sigaretta lentamente, giurando a me stessa di smettere
entro una settimana.
Sono in anticipo.
I
passanti corrono di fretta chissà dove, avvolti in cappotti e piumini felici di
essere tirati fuori dall’armadio dopo una lunga pausa estiva.
Mi sento come quei cappotti, felice di ritornare a respirare, mentre i negrita cantano ancora una volta dalla radio “Un giorno di ordinaria magia”.
Un sms di Maurizio mi augura un grande in bocca al lupo e aggiunge che se mai diventerò una Milf lui mi aiuterà a soddisfare le mie voglie!!!
Mi sento come quei cappotti, felice di ritornare a respirare, mentre i negrita cantano ancora una volta dalla radio “Un giorno di ordinaria magia”.