martedì 30 ottobre 2012

“Un giorno di ordinaria magia”.



Apro un solo occhio per vedere se dalla finestra entra la luce di una nuova intensa giornata, albeggia.
Come in un rituale scaramantico, tiro fuori una mano dal caldo guscio delle coperte e premo il tasto radio della mia sveglia originale anni settanta.
La voce del nano malefico, mai domo, che blatera stupidaggini degne di lui e del suo partito, si diffonde come veleno nella stanza, ascolto l’inflessione milanese-industriale del “caro Silvio” e mi domando sbigottita sul perché abbia ancora diritto di parola, dato che la sua voce pare abbia influenze nefaste sullo spread!
L’uragano che flagella New York, mi fa meglio sopportare una uggiosa e insolitamente gelida giornata di fine ottobre, come quando, ai funerali, guardi sgomento la bara e sei intimamente felice di non essere il protagonista della giornata.
Fa freddo.
 Mi accorgo che è arrivato l’inverno quando per riconoscere le calze blu da quelle nere devo saltellare, scalza, in balcone per controllare, mentre medito visite oculistiche per arginare la galoppante presbiopia che avanza inesorabile.
Le note di “un giorno di ordinaria magia” dei Negrita mi mettono allegria mentre vesto i bimbi per la scuola, il mio karma irradia luce arancione, sono immotivatamente felice.
Ieri sera ho passato tre ore della mia serata spaparanzata sul divano, sorseggiando un buon Montepulciano, parlando al telefono prima con le mie sorelle, dopo con Matilde e per finire con Maurizio.
Socievole come un’adolescente ho ascoltato pazientemente i deliri di Silvana sulla sua inesistente vita sessuale, i sproloqui di Giada sulla sua impossibilità di innamorarsi, le nuove ricette di Matilde alle prese con la dieta Dukan, per concludere con  le ciniche e divertenti riflessioni  di Maurizio su come mi trasformerò presto in una   “Milf” (Mother I'd Like to Fuck).
L’indigenza e un violento desiderio di auto riscatto mi hanno procurato, negli ultimi tre giorni, due colloqui di lavoro, ritrovare un vecchio hobby( la pittura) e uno sport economico (la corsa) da praticare per cercare di smettere di fumare o morire d’infarto precoce.
Vado alla grande!
 Riprendere in mano la propria vita è emozionante come incontrare per strada una vecchia amica che non si vede da tanto. Quella vita, e quell’amica che per troppi anni era stata dimenticata, tornano a galla liberate dalla zavorra che le teneva ancorate al fondo.
Sono tornata a respirare allegramente, come non facevo da molto tempo.
Perché avevo smesso non lo so e a questa punto poco importa, mi devo concentrare su me stessa, su quello che voglio, raccogliere energie per affrontare al meglio questo  periodo decisamente non facile.
Sono circondata da persone che mi vogliono un gran bene, dall’amore incondizionato dei miei piccoli amori, da un ex marito che a distanza continua a volermi bene a modo suo, non mi posso lamentare.
A quarant’anni però hai capito da tempo che la forza di rialzarsi la devi trovare dentro te stessa, che sei tu il tesoro più grande da cui attingere la spinta che ti porta avanti.
“Si nasce soli e si muore soli” diceva qualcuno di cui non ricordo il  nome, e nel mezzo ci sei tu, i tuoi sogni, le tue enormi aspettative che ti spingono a pensare di volere a tutti i costi una vita “speciale”.
Ancora in macchina, posteggiata davanti il portone dello studio dove andrò a propormi per una collaborazione, fumo una sigaretta lentamente, giurando a me stessa di smettere entro una settimana.
Sono in anticipo.
 I passanti corrono di fretta chissà dove, avvolti in cappotti e piumini felici di essere tirati fuori dall’armadio dopo una lunga pausa estiva. 
Mi sento come quei cappotti, felice di ritornare a respirare, mentre i negrita cantano ancora una volta dalla radio “Un giorno di ordinaria magia”.
Un sms di Maurizio mi augura  un grande in bocca al lupo e aggiunge che se mai diventerò una Milf lui mi aiuterà a soddisfare le mie voglie!!!

venerdì 26 ottobre 2012

e i figli?



Piove.
 Ho passata tutta la mattina a scrivere ed aggiornare il mio curriculum, cercando di minimizzare sulla lunga pausa maternità.
Una email di Maurizio ha interrotto un lungo excursus sulla mia vita passata.
L’accordo con mio marito è stato raggiunto, si è un po’ ammorbidito e ha ceduto alle mie giuste richieste per i bambini. Sono seduta davanti al pc, guardo le foto chiuse nei portafotografie che ci hanno regalato per il matrimonio. I visi sorridenti dei miei piccoli mi guardano divertiti da quasi tutti i fermo immagine di momenti andati. Siamo sempre in tre, loro ed io, la mia preferita ci ritrae dentro l’acqua, tra le onde di un mare cristallino, il mare della mia calda Sicilia, l’aveva scattata Giada in bilico su uno scoglio.
L’unica foto in cui siamo tutti e quattro risale a più di quattro anni fa, era il primo compleanno di Alessandro. Avevamo affittato una villetta sul mare, in provincia di Messina, un mese che profumava di uva zibibbo, di fichi e sterpi bruciate dal sole. E’ stato proprio in quei giorni di vacanza che ho capito che il mio matrimonio era finito.
Oggi la frase del giorno è “ I bambini? Come reagiscono alla separazione? Soffrono?”.
Mia sorella Silvana, mi ha intrattenuto per quaranta minuti, intervallati dalle urla disumane della mia vivacissima nipote, sugli effetti devastanti della separazione sui figli.
Sara, una delle miei più care amiche, si preoccupa che il cambio di residenza li possa turbare, mentre Lucilla martella su un mio improbabile rientro a Messina, per tutelare col calore della famiglia i nipoti.
Giada, anche lei, che di solito vive in uno stato di egoistica esaltazione, mi ha chiesto dei nipoti, se risentono della situazione.
So che è banale dirlo, ma Claudio e Alessandro sono la gioia più grande che la vita mi ha regalato.
A volte riesco a ricordare quello che ero prima della loro nascita, ero libera ed era divertente, ma come si fa a spiegare che da quando quegli occhi color petrolio, attenti, curiosi, hanno incontrato i miei, la mia vita è cambiata? Finalmente ha avuto un senso. Si è chiuso un cerchio, in un viscerale scambio d’amore gratuito.
E’ un amore violento, carnale, che nasce da una parte di te che prima intuivi ma non conoscevi, un amore che si deve liberare dagli egoismi. Lo capisci da subito, dalle prime settimane di gestazione, avverti la potenza gioiosa che porti dentro. Durante il parto hai la chiara e vivida  visione di essere solo un mezzo con il quale la natura si esprime. Partorire è una cosa che le donne fanno da sempre, sembra una cosa “normale”, e lo è assolutamente, ma è anche l’incontro con la natura, con il divino, più profondo che una donna può provare. Tu sei lì, dilaniata dai dolori, in uno stato di abbrutimento animalesco, con le gambe aperte, davanti a degli sconosciuti che detesti, che ti dicono cosa fare, in un momento in cui ti taglieresti un braccio pur di fare uscire dal tuo corpo quell’alieno a cui ancora non hai dato un volto, ma capisci che quello è l’incontro più profondo che puoi fare con ”l’immenso”.
La natura è generosa e provvidenziale, ti fa dimenticare tutto il dolore. Subito dopo il parto, come piccoli amici silenziosi, una valanga di ormoni e neurotrasmettitori benefici ti fanno dimenticare il dolore allucinante del parto. Ti avvolgono e creano uno stato di beatitudine che ti rimbambisce completamente.
Ti rimane da ricordare, come in un sogno ovattato, un’esperienza che saprai raccontare alle amiche che aspettano un bambino, aneddoti divertenti da rispolverare in una cena di sole donne, sketch tragicomici da tirare fuori alle cene con amici.
Dopo tutto questo, come si fa a pensare che uno li voglia far soffrire volutamente?
I miei figli sono sereni, allegri, vivaci e affettuosi come neanche nei miei sogni più ottimistici avrei potuto sperare. Li ho cresciuti così, con amore e allegria e ne vedo i risultati.
Fino ad ora non si accorgono di niente, per loro non è cambiato niente. Quando cambieremo casa, avvertiranno il colpo, sentiranno una mancanza che già avvertono da sempre.
Ci sarò io, come sempre, accogliente, aperta a spiegare loro passo passo cosa succede. Non sono preoccupata, io i miei figli li conosco.
Ho rinunciato volontariamente ad una parte di me per farli sentire sereni come sono adesso, sono preparata alle loro domande, alle parole che non dicono. Sono preparata anche al loro dolore, so come gestirlo, come accoglierlo.
 Noi siamo pronti.

giovedì 25 ottobre 2012

l'uomo che vorrei



Mmmh…buongiorno mammina! Dice Claudio inondandomi la faccia di piccoli e umidi bacetti.
“Sai mami mi sa che siamo in ritardo, fuori c’è tanta luce…”
“Merda!” impreco nella mia mente per non turbare il giovane virgulto, mi devo essere riaddormentata!”
Sono le otto e dieci e io sono a letto, all’alba mi sono trasferita dallo scomodo divano nel comodo talamo,  ancora brilla e soddisfatta.
Venti minuti dopo, misteriosamente, i bambini erano nelle rispettive classi, lavati vestiti  e con la pancia gonfia di latte e biscotti.
“Ho battuto tutti i record mondiali di velocità stamattina” dico a Maurizio seduti al bar dei giardini mentre beviamo un agognato caffè.
La giornata è fresca, l’aria pulita mi schiarisce i pensieri e collega i neuroni ancora addormentati.
“Maurizio ha i capelli legati, l’aria trasognata, fuma una sigaretta mentre mi guarda curioso.
“Signorina hai fatto sesso ieri sera vero?” mi dice sorridendo schiacciandomi l’occhio.
Il cameriere ci interrompe per un attimo lasciando che i nostri occhi continuino una discussione silenziosa.
“Sei particolarmente intuitivo stamattina! Sì ho fatto sesso ed anche una cazzata enorme, per fortuna so già che non avrà nessuna conseguenza” dico facendo cadere distrattamente il pacchetto di sigarette a terra.
“Sei più bella, hai i lineamenti distesi, sorridi. Si capisce!" dice il mio amico. 
“Fare del buon sesso non è mai una cazzata, anche se lo hai fatto con il tuo ex marito!” continua arguto. “Non mi chiedere come faccio a sapere che è lui, ti conosco, so che non andresti mai a letto così, con uno qualunque, tanto per gioco.”
“Io non so davvero come tu abbia fatto a capirlo, ma sì e non è stata una grande idea, avrei senz’altro preferito uno sconosciuto, muscoloso, tendenzialmente stupido con cui non ho fatto due figli in precedenza”  rispondo scherzando.
“Io sono un cinico, narcisista che tromba tutto il trombabile senza nessun senso di colpa, non mi aspetto niente e non voglio niente dalle mie compagne di letto, ma tu Paola, cosa vorresti dal tuo uomo? Lo sai che ci sarà un prossimo, sei troppo speciale per rimanere da sola” dice con un’espressione dolce e seria che non gli si addice.
“Bella domanda! Una domanda da dieci milioni di dollari! Ordiniamo un altro caffè?” chiedo per distrarlo.
“Allora? Mi rispondi?”
Accendo una sigaretta, ispiro il fumo speziato, avverto il benessere della prima sigaretta della giornata.
“Vorrei un uomo da cui non dovermi difendere, che ami solo me, che ci sia quando vorrei che ci fosse. Vorrei un uomo che mi faccia sentire unica e soprattutto che non mi faccia sentire sbagliata.”
“Mi sembrano delle richieste ragionevoli, e poi?”
“Vorrei  che mi amasse così tanto da capire anche i lati spigolosi del mio carattere, che non viva di ricordi per amori precedenti, che abbia coraggio, che sia simpatico, allegro e che mi lasci i miei spazi.Sono mortalmente stanca di combattere."
“Dai continua, non ti faccio pagare il supplemento per la seduta psicologico-legale, stai tranquilla!” mi stuzzica Maurizio, mentre ordina altri due caffè.
“Io sono una mezza matta, intransigente, petulante, introversa e permalosa oltre ad essere follemente gelosa e vorrei un uomo che mi assomigli ma non troppo, che riesca a vedere oltre i miei difetti, uno che non me li rinfacci continuamente, insomma uno a cui vado bene esattamente come sono!”
“Facile, sei una splendida persona! Io ci starei con te!”
“Dai scemo, non scherzare, e poi di uno come te, non saprei che farmene, sei un condominio emotivo sovraffollato! “
Forse ho esagerato, Maurizio si rabbuia, beve l’ultimo sorso di caffè, mi guarda freddo e dice “Forza lavoriamo,vuoi divorziare o no? La seduta di psicoterapia, per oggi è finita!

lunedì 22 ottobre 2012

Opss!



Ho fatto un guaio.
A mia discolpa devo dire che la serata era una di quelle malinconiche di un dolce Ottobre bolognese, che ero di umore nostalgico e lui era affascinante come sempre.
Mi è passato a prendere alle otto, per un aperitivo, dovevamo parlare.
Le autoreggenti nere pizzicavano un po’, dopo un’estate senza calze riabituarsi ad avere le gambe strette nel nailon richiede sempre un po’ di fatica.
Il bar era affollatissimo e la piazza delle sette chiese in Santo Stefano, pullulava di coppiette perse nel loro amore autunnale.
Al secondo gin tonic eravamo caldi di una simpatia dimenticata, i riccioli castani cadevano morbidi sul suo viso, sul suo bellissimo viso. I suoi occhi cadevano volentieri dentro la mia scollatura, complici, divertiti.
L’aroma fresco del suo profumo mi riempiva l’anima di ricordi, le sue mani accarezzavano le mie, giocavano sopra il tavolo in una danza senza fine.
E’ stato naturale tornare a casa abbracciati, ridendo e scherzando come due vecchi amici.
Congedata la baby sitter, dopo essermi assicurata che i bambini dormissero il sonno dei giusti, sono tornata in salone e l’ho trovato con due bicchieri colmi di vino bianco ghiacciato. 
Ne ho bevuto un sorso, poi un altro per avere più coraggio e ho cominciato a spogliarmi. Avevo voglia di lui, delle sue mani su di me, della sua bocca. Il sesso tra noi è sempre stato speciale, anche dopo tanti anni.
Lentamente, guardandolo negli occhi, ho tolto la gonna e la maglietta scollata e ho acceso le candele muovendomi per la stanza come un gatto, lasciando a lui la vista del mio corpo quasi nudo. Leggevo nei suoi occhi il desiderio di me, la stanza era  piena di noi, dei nostri ricordi, del nostro amore.
Mi sono avvicinata, gli ho tolto il bicchiere dalle mani, ho bevuto un sorso e l’ho baciato con la bocca umida di vino. 
L’ho spogliato, adulato e sussurrato all’orecchio cose di cui forse domani mi pentirò.
Il suo corpo ha un sapore familiare, sa di casa.
Ha soddisfatto le mie voglie, io tutte le sue fantasie, con una passione unica e travolgente.
 Le sue mani si muovevano esperte su di me, mi ha lasciato senza fiato, mi ha torturato e accontentato.
Le fiammele delle candele si muovevano col vento della finestra aperta, l'odore di cera sciolta si mischiava ai nostri, l'aria profumava di sesso, mentre noi nudi e sazi, ci siamo addormentati abbracciati sul divano blu.
 Quando mi sono svegliata Marcello era andato via, sul tavolino ho trovato un biglietto, un bigletto che solo lui poteva scrivere, lui che mi conosce da vent'anni, lui che è il padre dei miei figli, lui che mi ha amato tanto da capirmi.
 Il bigletto iniziava con "Eri bellissima mentre dormivi, non ti ho voluto svegliare....."
Opss...

domenica 21 ottobre 2012

E allora???



Ci sono giorni in cui vuoi essere trasparente e ci sono giorni in cui gli altri non ti vedono nonostante tu porti una bandiera con su scritto “calcolatemi”.
Come una stacanovista della pretesa vorrei che gli altri, tutti gli ambosesso-esseri che mi ruotano attorno, si accorgessero di queste diverse e inconciliabili esigenze del mio strambo carattere.
Sento da anni commenti estatici sulla mia forza di carattere, battute bonariamente invidiose di amiche che si stupiscono che niente mi tocchi nel profondo, di come di anno in anno, io diventi sempre più interessante e profonda, di quanto sia matura nel non chiedere mai niente a nessuno in caso di bisogno.
Silvana, mia sorella (quoque lei…) conclude ogni mia lamentela con un “tanto tu te la cavi sempre da sola” per poi regalarmi  perle di saggezza che dovrebbero, secondo lei, rendermi meno intransigente.
Gli amori passati, belli quelli, archiviavano le mie giornate storte, quelle di chiusura totale, con la fuga e l’assenza o con la odiatissima frase "amore ma aspetti le mestruazioni?"
E poi anche se le aspettassi, questo mio stato ormonale giustificherebbe l'assenza??? No caro mio! Tu mi devi sopportare e supportare anche in quei giorni là!!
Mica è giusto così!!!
Da tutta la vita faccio il water emotivo di tutto il mio contorno, su cui riversare, angosce, paure, delusioni, pene d’amore.
E allora??? Perché quando io ho bisogno spariscono tutti?
“Sei tu che li allontani, sei orgogliosa, pudica e non ti fidi di nessuno” mi ha detto un giorno la mia più cara amica.
E allora???
Rivendico il mio assoluto e insindacabile diritto di rompere le palle a tutti quando sono arrabbiata, triste e di cattivo umore.
Vi voglio ammorbare e intristire con le mie paturnie, vi voglio stremare di cazzate, voglio inondarvi la maglietta nuova di lacrime al mascara, vi voglio leggere le mie poesie con sottofondo di Baglioni e sfrantecarvi l’anima con la mia tristezza.  
Nei giorni invece di chiusura a riccio mi dovete venire a cercare, tempestarmi di telefonate, farvi mandare al diavolo per la vostra invadenza, preoccupatevi se dopo venti telefonate, tre citofonate ed eventuali piccioni viaggiatori ancora non vi ho risposto, ho bisogno dei miei tempi, prima o poi richiamerò felice e grata di tanto affetto dimostrato.
Ma è così difficile da capire???
Pretendo ( cacchio…perché cacchio è abbastanza fine da poter essere scritto in un blog)  visite a sorpresa da comitati amichevoli di supporto emotivo, armati di fazzoletti, cioccolatini (i cremini…tenkiu), dvd di film romantico–sensuali (poi vi mando la lista via email, così non ci si sbaglia), cd di Bubblè, bottiglia magnum di Amarone con tocchetti di parmigiano, stagionato please (i dettagli sono importanti), e tanta, tanta, voglia di ascoltare i miei silenzi e i miei sfoghi post Amarone.
Vi prometto serate divertenti, risate e indigestione.
Potete fare questo sforzo senza che io vi rinfacci tutte le ore della mia vita spese ad ascoltare e consigliare???
Vi voglio bene, e ve lo dico in anticipo, approfittate di questo mio stato emotivo disturbato!!!
Tanto io domani negherò tutto!
Baci