Sono una zombi, ho dormito soltanto tre ore. Il mio dolce
Alessandro stanotte è stato male, ha vomitato gli avanzi delle lasagne di Lucilla sul pavimento del bagno, nel bidè, dentro il cestino dei rifiuti, per poi concludere nella vasca.
Febbre a trentanove accertata da mamma sporca, assonnata ma premurosa, abilita il cucciolo ad appropriarsi del lettone, condannandomi ad
una notte insonne.
Alessandro non ha un sonno tranquillo, mentre dorme tira calci, si muove, si sposta, come se addosso avesse un nugolo di zanzare
affamate, canta, ride e urla di terrore, e soprattutto litiga furiosamente con
suo fratello Claudio.
La pulizia notturna del bagno ha cancellato la mia voglia
di dormire.
Tornata nel micro spazio concesso dal febbricitante frutto
dei miei lombi, ho provato con delle tecniche di rilassamento yoga imparate al
corso frequentato sei mesi fa, ho
mangiato una banana nella speranza che il magnesio e il potassio facilitassero
l’arrivo di Morfeo, ma è stato tutto inutile. Verso le cinque, crollata in un
breve sonno ristoratore, il mio inconscio
sadico e perverso ha creato incubi di prima qualità. La mia intensa attività
onirica mi ha costretto alla visione di mia madre morente in un letto d’ospedale, è stato un incubo spaventoso.
Ho accompagnato Lucilla alla stazione poche ore fa e devo
ammettere che la casa adesso è troppo silenziosa. Non sento in
lontananza le voci di un televisore sempre acceso, appena sveglia, non mi
cinguetterà i suoi programmi, ancora prima di aver bevuto un necessario caffè.
Mi manca. E' stato bello averla qua, stancante ma bello.
Mi sono così abituata a detestarla in adolescenza che adesso
che sono adulta, non riesco a dimostrarle il mio amore. Perverse dinamiche ci
portano a battibecchi senza fine, a litigare per i nostri divergenti modi di
vedere la vita.
Tutte e due cocciute, permalose e presuntuose. Siamo simili
e profondamente diverse nello stesso tempo.
"Quando diventerai mamma capirai" mi ripeteva sempre ogni volta che mettevo in discussione una sua scelta riguardante me e le mie sorelle.
Ora che sono mamma, mi rendo finalmente conto dell’enorme
fatica che si fa nel fare sbocciare quei piccoli germogli che sono i figli.
Si ha sempre paura di sbagliare, si agisce d'istinto e con raziocinio, con l'assoluta consapevolezza che ogni singolo sbaglio ci verrà un giorno rinfacciato.
Si ha sempre paura di sbagliare, si agisce d'istinto e con raziocinio, con l'assoluta consapevolezza che ogni singolo sbaglio ci verrà un giorno rinfacciato.
Immagino quanta fatica le sia costata crescere tre figlie
da sola dopo la morte di mio padre, siamo diventate tre donne forti, buone e
adulte e anche se mi costa ammetterlo, molto del merito è suo.
Ho capito molto tempo fa che Lucilla mi teme, l’ho letto
nei suoi occhi ogni volta che le comunicavo una mia decisione indipendente
dalla sua volontà.
Teme la mia diversità, non si riconosce nel mio carattere,
nella mia forza, nella mio assoluto bisogno di indipendenza. Il mio essere
riservata la terrorizza, il mio coraggio la turba nel profondo.
Le mie sorelle sono più gestibili, più malleabili, io no, non lo sono mai stata.
Mi ama
visceralmente e la irrito con la stessa violenza.
Ieri notte, in preda alla mia onnipresente insonnia,
cercando un libro per farmi compagnia, sono entrata in punta di piedi in camera
mia.
Vederla addormentata nel mio letto, tranquilla, sorridente, mi ha commosso.
Sembrava una bambina, indifesa e silenziosa, dormiva in posizione fetale.
Chissà
se è felice? Se è soddisfatta della sua vita? Se ha dei rimpianti o dei
rimorsi?
Quando è morto mio padre molte domande non fatte sono
rimaste per sempre senza una risposta, non voglio che questo succeda con mia
madre.
Per la prima volta,
ieri, guardandola dormire, mi sono immaginata un mondo senza di lei. Mi sentirei
persa.
Sorridendo, penso che sarebbe capace di tirare le cuoia per farmi dispetto, se solo gli confessassi il mio profondo amore per lei.
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