martedì 12 aprile 2016

Le "sfinci" di riso di zia Bice


Le “sfinci” di riso della zia Bice


 

 

Ingredienti

400 g di riso

1 lt di latte intero

150 g di farina 00

4-5 cucchiai di zucchero (più quello per ripassarli)

1 bustina di lievito

scorza di arancia candita

acqua di fiori d'arancio, q.b.

cannella, un pizzico

sale, un pizzico

olio di semi per friggere (girasole o arachidi)

 

 

Gli sfincioni di riso profumano di vacanza, di casa al mare, di una grande cucina in pietra piena di cugini. Sanno di famiglia.

Mia zia Bice ci chiamava subito, dopo pranzo. Una carovana di bambini, tutti cugini, Tutti in cucina. Per merenda sarebbero stati pronti gli sfincioni di riso caldi e profumati di Sicilia. C’era allegria nell’attesa. Prendeva un grosso pentolone che si vociferava, tra bimbi, fosse d’argento, e versava latte e riso e un pizzico di sale, la cannella grattugiata, e una spruzzata di acqua di fiori d’arancio, mescolava a fuoco lieve e mescolava e girava canticchiando, fino a quando accaldata esclamava <<è pronto!>> Aveva le guance arrossate di vapore e gli occhi che brillavano.

Era il nostro momento. Operosi incidevamo il baccello di Vaniglia e ne versavamo i semini nell’impasto poi lo zucchero a cascata, le scorzette d’arancia, Il lievito e la farina, tutti avevamo un compito. Mescolavamo e i profumi invadevano la cucina e chicchi d’impasto saltavano sul tavolo per colpa di mani maldestre. Si rideva.  Pulivamo il tavolo, ci bagnavamo le mani in una ciotola e modellavamo le sfinci” come un corto e ciccione grissino. L’impasto non era morbido, era faticoso.  Vinceva il più bello, eravamo attentissimi, in cucina solo il rumore di cicale in giardino e l’afa del primo pomeriggio d’agosto. La zia riposava. L’andavamo a svegliare con baci di zucchero, quando era tutto pronto. Li, tutti stesi sul tavolo. Il pentolone d’argento era tornato a brillare grazie alle cugine più grandi. La vistosa padella era stata riempita d’olio di semi.

La zia si sedeva, beveva un caffè freddo e valutava il risultato dei nostri sforzi.

 Mentre noi aspettavamo il verdetto agitati.

Il vincitore avrebbe avuto doppia razione e il diritto di decidere altre tre doppie razioni.

L’elezione del più bello era una festa. Mentre friggeva ci cacciava fuori a fare il bagno. Veniva fuori con lo stesso piatto di porcellana a fiori ricolmo di ” sfinci” passate nello zucchero. Era festa, Sicilia, vacanza. D’estate, vai a vedere perché in Sicilia si frigge di più.