martedì 30 giugno 2015

Giornata in piscina (Parte quarta)


Dicevamo scattante verso l’altro bordo…

La testa sott’acqua che bella sensazione, che meraviglia, che bella giornata, nuoto lentamente, padrona nel mio elemento naturale, fluida, l’acqua una carezza sulla pelle, il sole non mi infastidisce più. C’è odore di pineta e di cloro, che bello nuotare. Una tecnica yoga che conosco si chiama “la camminata consapevole”, io dovrei scrivere un libro sulla “nuotata consapevole”. Ti devi concentrare su tutti i tuoi muscoli in movimento  e tutta un’enorme storia sull’essere qui e ora. Svuotare la mente. Glutei, addominali, braccia, gambe. Li sto muovendo con consapevolezza, sono qui e ora. Mente libera, pulita. 

La prima vasca la faccio di slancio.  Di nuovo, glutei, addominali…certo gli addominali mi dovrei decidere a farli sul serio almeno una volta, dovrei decidermi a farli, almeno una volta. Che pigra, mannaggia.  Mi sono distratta, cacchio. Braccia, gambe, i pensieri si calmano, la mente si svuota, glutei…certo che ha i suoi lati positivi non avere più la macchina, ho camminato tutto l’inverno sotto qualsiasi tipo di intemperie, ma in primavera ho trovato dei muscoli che non erano mai stati lì, vedila positiva, nella sfiga uno deve trovare il meglio. Quelli, i muscoli, nei polpacci proprio non li avevo mai visti su di me. Senza macchina ma con i muscoli, non lo so, non lo so, uffa non ti distrarre, devo smettere di fumare, che fatica e sono solo a metà della seconda vasca. Glutei, addominali, gambe, non ce la faccio, sono distrutta, forse ho nuotato troppo consapevolmente, lo devo scrivere nel libro, troppo non va bene, mamma mia, aiuto. Crollo, ma non mollo, tanto al massimo se mi prende un coccolone ci sono i bagnini di Postalmarket che mi recuperano. Oh Dio che fatica, una bracciata poi un’altra e prima o poi arriverò, l’inizio di un crampo, lo sento al piede, lo sento il bastardo, cambio ritmo, muovo il piede, passato, devo mangiare più banane, tutta quella storia del potassio e magnesio lo so che è vera, un respiratore, voglio un respiratore, sono vicina, ancora quattro bracciate e arrivo, non mollo, piuttosto schiatto ma non mollo….arrivata.

Sto cercando di riprendermi, sono da dieci minuti a bordo vasca che cerco di recuperare il ritmo regolare cuore polmone, facendo un poco di stretching, spergiurando e inventando fioretti per convincermi a smettere di fumare, maledicendo l’industria del tabacco e me che ci vado appresso. Casualmente… mi cade l’occhio su quella che potrebbe essere la squadra del Bologna di nuoto maschile nella vasca accanto. Ora io dico...santa pazienza... Una squadra è sicuro, di maschi alti slanciati dai fisici scultorei anche. Se mi viene un infarto mi salvate voi?

Ammetto di aver fatto una piccola classifica mentale dal più bello al più brutto, sona sola, non è che ho molto da fare e ha  vinto l’allenatore.

 Basta ho freddo, ora caffè, sigarettina e sole, tanto sole.

Le persone si sono moltiplicate, il prato brulica d’umanità varia e sudata ma io sono a mio agio, fresca e tonificata, così tonificata che ho già dolore a tutte le articolazioni. Recuperata la postazione, spalmo la crema su tutto il corpo, mi sdraio e chiudo gli occhi. Li riapro.

Rilassarsi, non pensare a niente, il mio vicino gay che sfoggia un’abbronzatura caraibica e piedi perfettamente curati, litiga col fidanzato al telefono, chiudo gli occhi, faccio la vaga e ascolto la lite che è finita con un “vaffanculo divertiti” indirizzato al display del telefono. “ Nonna ciao come stai?”. Accanto ma dall’altra parte, una signora di Torino, che sarà a Torino giovedì, venerdì e sabato, pressappoco della mia età, chiacchiera con la sua longeva nonnina . “Sono qui con Riki che è in acqua.”

Richiama il fidanzato del signore che io ho immaginato chiamarsi Angelo, perché  ha un accento del  sud e ha la faccia tipica di quelli che si chiamano Angelo. Litigano a proposito di un matrimonio. "Non ci credo!” dice la Torinese che parla con un amica di nome Maria che è a fare la spesa per la casa al mare e che stasera ha una cena. Neanche il tempo di prendere appunti mentali su una ricetta per un’insalata sfiziosa con la frutta che l’amica servirà alla cena di stasera che,

 “Ti ho detto di non venire!” stilla Angelo al cellulare e chiude infastidito.

“Ma certo che ci vediamo, vengo a Torino giovedì, venerdì e sabato, ora chiamo la Laura,”

Mi accendo una sigaretta e se avessi anche dei pop corn sarebbe perfetto.
Dio quanto mi diverto...
to be continued...

lunedì 29 giugno 2015

Giornata in piscina (parte terza)




La piscina è olimpionica, l’acqua pulita e azzurra, il prato a tre ore dall’ombra dell’unico albero è morbido, non vedo l’ora di godermi la mia giornata, in piscina, tutta per me. Mi sto ambientando.

L’aria è immobile, il sole mi attraversa la pelle, le cicale cantano, ipnotiche.

Nel chilometro circa che mi separa dalla piscina che mi salverà da un imminente colpo di calore, mi ricordo della cuffia dimenticata sul tavolo, vicino al caffè.

Sfoderando un’acquisita faccia di culo, punto i bagnini.
Due tipi bellocci, con lo stesso ciuffo che cade di lato, stessi bracciali, stessi anelli. In posa. Avete presente i modelli dei vecchi cataloghi di vestiti della nonna, tipo Postalmarket?  Quelli in costume con il delfino di plastica sullo sfondo? Loro, possessori di quattro cuffie abbandonate su una sedia.

Ok. Ho un piano. Sfacciataggine e fascino, diretta e sicura di me, ok ci siamo. Devo avere una di quelle cuffie, li devo convincere a prestarmela. Non posso non fare il bagno, muoio.

“Salve!”, sorrido amabile. "Posso fare il bagno senza cuffia?"

In coro, con la faccia di quelli che la sanno lunga e te la vogliono raccontare. “No signora è assolutamente vietato, vede in vasca la portano tutti”.  Bravi, incorruttibili, così mi piacete. 

Li ho, purtroppo per loro, anticipati. Poco prima della fine del coretto, ho agguantato una delle cuffie sulla sedia e con due occhi supplicanti ho chiesto “Me la potete prestare?”. 
 Avevo quasi vinto, avevo la cuffia in mano, l’unica, è se me la strappi di mano, ma non oserai vero? Non oserete? Vero?

“Ma quella è la mia!” dice stendendo la mano uno dei due Ken.

Panico. Vuoi vedere che osa?

Aggiungo veloce dalle due alle trecento parole al minuto, per convincerli che io ho un assoluto bisogno di bagnarmi e quindi della cuffia, ne ho sette a casa, sette capite! E non le dimentico mai, io poi...(colossale menzogna), è sul tavolo vicino al caffè, la mia giornata capite, colpo di sole, ghiandole sudoripare che non funzionano, un difetto genetico,  il disastro di Chernobyl si dice, malattie autoimmuni, traspiro male, termoregolazione, insomma io devo essere immersa in un liquido, al sole mi schianto come una medusa sulla spiaggia. Sono mamma, non posso morire, e l’aumento di prezzo poi? Siete d’accordo con l’aumento dl prezzo?

Sbigottiti. Assenti.

Bene, pensano che io sia pazza, e si sa che ai pazzi non bisogna contraddirli, no?

Dai, me la presti? Rilancio. O la va o la spacca. Attendo, non staccando lo sguardo dalla preda.

“Certo, signora, la prenda pure, me la restituisce poi, vero?” risponde molto carinamente il giovane padrone della cuffia.

“Ovvio, ma scherzi?” . Ottimo, ho la cuffia, ed è pure carina. Dopo ringraziamenti, patti di sangue, e promesse varie, mi allontano. Sono davanti la piscina, voglio entrare in acqua con ogni fibra del mio essere, sento l’odore del cloro, voglio nuotare, fare che so, due vasche, farmi risalire la pressioni a livelli compatibili con la vita e poi caffettino, sigaretta e libro, di schiena, sotto il sole. I piedi a bordo vasca, refrigerio immediato, scavalco con difficoltà due brutti pomicioni anziani, abbarbicati alla scaletta e entro in acqua.
L’acqua è decisamente il mio elemento, sarà quella storia che ci ricorda il liquido amniotico, perché è forma di vita, perché è così fresca, sì sì la cuffia, mi sbraccio, mi devo mettere la cuffia, avete ragione, mi ricordano gesticolando i miei amici bagnini. E’ sempre meglio stringere rapporti con gli addetti alla tua salute, a parità di intervento, salveranno te, è la legge della giungla.
Mi preparo, cuffia, respiro profondo e vai scattante verso l’altro bordo….

Avventurosissima sono…

To be continued…

domenica 28 giugno 2015

Giornata in piscina (parte seconda)




Dicevamo, avventurosissima sono…

…e con questo spirito entro in un cancello che non conosco…seguendo il gregge, sicura che mi avrebbero condotta alla meta con facilità. Loro non erano nuovi. In piscina c’erano già stati, sguardo distratto, nessuna testa che si perde in giro, passo svelto e ben disteso.  

Li seguo, vanno tutti nella stessa direzione.

Arriviamo all’interno ad una specie di casello autostradale dove non succede niente. Due gentili signorine, in tutto questa po’ po’ di costruzione, chiedono il biglietto, lo guardano e ti intimano di darlo al bagnino. Una particolarmente annoiata mi dice “ Nella vasca con i sandali, mi raccomando”, io rispondo un sì, sì, generico non capendo se devo fare il bagno con le scarpe e vado avanti seguendo il flusso. Un altro problema che risolverò dopo.

Quando arrivi in territorio sconosciuto la prima cosa da fare è studiare il territorio a beneficio del caso trattato.

Mi spiego: hai due bambini molto divertenti e molto scalmanati? Sei sola? Col compagno?

Varia, la posizione da scegliere varia. Vengo e mi spiego. Il caso dei due bambini per esempio, devo trovare un posto vicino ai gelati, al bagno e con piscina a vista e facilmente raggiungibile in linea d’aria per soccorrere bambini messi in difficoltà da bagnini distratti. In questo caso alla cassa, non avrei fatto la figlia dei fiori e avrei pagato lettino e ombrellone. Ma non è questo il caso di oggi.

Nel caso del compagno è facile, faccio decidere a lui. In primis perché se per una volta non devo prendere una decisione ci vado a nozze, e poi l’esperienza insegna. Ci ho provato, un paio di volte.

Il posto dovrebbe essere il più possibile isolato da qualsiasi genere vivente, animale, vegetale o minerale, ovviamente non distante dalle birre, silenzioso (perché se c’è la musica è musica di merda, e se ci sono bambini dio ce ne scampi e ce ne liberi, e se la musica non c’è,  “ ah proprio oggi che avevo voglia di musica”).  Poi ognuno ha le sue esigenze e le rispetto.

Io ho altre strategie. Io miro alla sopravvivenza.

Obbiettivo primario è assicurarsi una zona d’ombra  naturale, ci sono quaranta gradi e sono le undici , devo ragionare in previsione, un paio d’ore reggo sotto il sole, tra un bagnetto, una vasca, una pipì e una bottiglietta d’acqua, diciamo che reggo fino all’una.  Mannaggia a me che ho fatto la figa sessantottina e non ho preso l’ombrellone. Con calcoli astronomici sulla direzione dell’ombra che cambia mi garantisco, secondo i miei calcoli, un posto a tre ore dall’ombra dell'unico albero,  vicino al bar e in santa pace. Lontanissimo però purtroppo, per un problema logistico chiaro solo a me,dalla zona della piscina in cui avevo deciso di nuotare. Poca gente, ancora.

 Il mio vicino di sdraio, mi osserva con circospezione, è evidentemente gay, non per fare delle differenze, ma un uomo così bello e così curato non può essere eterosessuale.  Decido di localizzare le docce, con indifferenza, mi aggiro morta di caldo verso la piscina col radar interno per visualizzare la mia fonte di refrigerio.

Le ho trovate! Trovate, proprio sopra una mamma della classe del mio cucciolino. Simpatica, ma di quelle che ride ed è felice senza un vero perché e ti aggancia in discussioni eterne sul niente che piuttosto, ora io non voglio essere asociale, telefonerei a mia mamma di spontanea volontà per farmi raccontare un funerale. Almeno mia mamma ha un umorismo  che mi fa ridere.

Mi presenta il marito, che per poco non gli scoppio  a ridere in faccia, Calvo , basso, senza niente dire contro i bassi e calvi che  pure il commissario Montalbano è così e a me piace un sacco, ma con la faccia e la zona senza più capelli, spalmata di crema bianca tipo gesso, due occhi piccoli, con piccoli grumi di crema bianca nell’angolo interno dell’occhio e una voce da bambina di due anni. E porco. Soprattutto porco. Cosa hai da guardare mentre faccio la doccia?? Ma la smetti? Dovresti ringraziare il tuo Dio per avere impalmato quella seppur noiosa creatura, e ti ritrovo a fare il maniaco sotto la doccia? A volta la presunzione di uomini orrendi e totalmente privi di fascino, mi sorprende.

Liquido la coppia e miro alla piscina, sto quasi per svenire, ho sessanta su novanta di massima, da sempre, non è colpa mia, mi devo bagnare per forza. L’ho detto, l’obiettivo è sempre la sopravvivenza…

To be continued…

Giornata in piscina ( Parte prima)




Triste ma determinata, decido di andare in piscina vicino casa che mi dicono essere tremendamente decadente, pur di non rimanere a casa con questa bella giornata estiva, le cicale che cantano, tutto un mondo fuori e un bel libro nella borsa. L’ho detto, determinata.  Determinata a non deprimermi.

I bimbi sono col papà. Mi prendo uno di quei momenti che i miei figli definiscono con scetticismo, incredulità e invettive varie, I MOMENTI CHE MAMMA VUOLE SOLO PER LEI .

Di solito, I MOMENTI CHE MAMMA VUOLE SOLO PER LEI, si limitano a bere un bicchiere di vino mentre preparo la cena e canticchio canzoni degli ABBA o semplicemente chiudendo la porta del bagno a chiave.

I miei figli ormai lo sanno, non lo condividono, tanto meno lo capiscono ma lo hanno assimilato e archiviato come dato di fatto: mamma è matta ma simpatica e quindi gli concediamo qualcosa, anche se non siamo affatto d’accordo…

Capite quindi l’estasi nel pensare di poter passare una, intera, giornata, in piscina, da sola.

L’ultima volta sarà stata nel 1987.

C’è sempre un’amica, un figlio, un amico del figlio, un fidanzato, amante, marito, un nipote, una madre, un fratello. C’è sempre qualcuno che se accenni a voler andare in piscina, si aggrega.

 Stessa cosa vale per la spiaggia. Si aggregano.

 Io ho cominciato e imparato a mentire per leggere un libro in spiaggia, da sola, in santa pace.

Sono una che si sta molto simpatica, mi trovo bene con me, mi annoio raramente, ho sempre qualche trafuglio ( mio neologismo)  da fare, da leggere, da sistemare, da studiare, da cucinare, quindi stare da sola non mi infastidisce per niente. C’è gente che va fuori di testa se sta sola, se non ha impegni, se non è collegata H24 a tutti i social.

IO NO.

Quando capitano giornate come queste, dove potenzialmente mi posso fare i cavoli miei tutto il benedettissimo giorno, a me non mi pare vero.

Ha aiutato il miracolo, togliere la suoneria del telefono che giace spento in fondo alla borsa.

Come ogni volta che vado in un posto che non conosco, ho una leggera scarica di adrenalina che mi infastidisce. L’ignoto mi stuzzica e mi terrorizza.

Adoro entrare in un locale e sapere qual è il mio tavolo preferito, mi rassicura che la ragazza del bar ogni mattina mi saluti dandomi del tu, mi piace salutare la gente che conosco per strada e che la commessa del super si sorprenda se cambio marca di cereali. Sono una predatrice territoriale.

Il nuovo mi agita e mi diverte.

Nel tentativo di ambientarmi il più presto possibile, leggo il cartello con le informazioni, in fila alla cassa.

Avere informazioni, mi rassicura.

Cazzo ho dimenticato la cuffia, lì, sul tavolo vicino al caffè.

Completamente destabilizzata, mi riaffido al cartello.

Il prezzo segnalato sul cartellone sopra la cassa dichiara due euro in meno di quella che chiede l’abbondante e poco pulito addetto.

Il cassiere ridacchia come Ponzio Pilato alzando le braccia al cielo contro le lamentele di quello davanti a me che bestemmia come un posseduto, per aver pagato un quarto dello stipendio in cuffie da bagno che la madre dei suoi numerosi figli ha dimenticato a casa. Il marito ciabattando, offeso, in dei boxer lilla, impettito entra in piscina.

Ho avuto uno sguardo di complicità con la povera donna con la giornata rovinata e col portafogli in mano ho chiesto il prezzo.

“Sciabato e Domenica si paga di più, non è mica colpa mia, non si arrabbi con me, bella scignorina? Che già oggi mi girano…eh, ssciorbole, sciapessce” come mi girano, mi girano da matti!”  alzando la voce.
Buona, devo stare buona, penso....Conta fino a dieci... uno...due...tre...quatt...Ma io dico?Perché è inutile che te la prendi con me e poi si vede e soprattutto si sente che ti girano perché non hai una donna, perché...quattro...cinque...sei... dieci.

Normalmente mi sarebbe partito un micro embolo... quel povero disgraziato si sarebbe dovuto sorbire i miei dissensi sulla sua educazione, sulla gestione della struttura, sulla sua pulizia personale per almeno una mezz’oretta  con ovvi seguaci in fila inferociti per l’aumento di prezzo non giustificato.  Avevo vinto.

Adoro litigare con sconosciuti maleducati, soprattutto nelle vicinanze del ciclo. Sfogo la rabbia repressa.

Ma la questione richiedeva tempo e io volevo iniziare la mia super, giornata, da sola, in piscina.

Il proprio credo contro il proprio interesse, una lotta di ogni giorno.

Ha vinto l’interesse, per oggi e poi mi ha chiamato “scignorina”…

… ma ho preso il posto prato, il minimo, l’essenziale, così per dispetto e non ho comprato la cuffia, rimedierò.

Avventurosissima sono…

To be continued…