Giornata in piscina
(parte quinta)
E allora dicevamo…c’era Angelo arrabbiato e la Torinese al
telefono.
“Ciao Laura, come stai? Sì sono con Riki in piscina.”
Ma dove sarà finito Riki? Penso io tra me e me, mettendomi
le cuffie un po’ innervosita, perché va bene
che Riki si è dato alla macchia più di un’ora e mezzo fa, che ti senti sola e
che hai smesso di fumare da due settimane che quell’altro sta come una pazza,
bofonchia e mangia un panino dalla carta argentata che
si è confezionato a casa che puzza di cavallo morto, ma è la mia giornata e non
voglio che voi me la roviniate con le vostre ciance, io in fondo non vi
conosco, siete molesti e secondo me vi avvicinate anche. Non vi avvicinate.
“Non ci credo! Che bello io sarò a Torino giovedì, venerdì e
sabato!”
Un
tizio appena arrivato sistema la sdraio
vicino al gruppetto.
Allego
mappa del territorio
Angelo fa il riposino post prandiale, la torinese blatera,
blatera, blatera e lo sconosciuto si sdraia. Ho rilevato la sua presenza
pensando ma con chilometri, praterie di spazi sconfinati, proprio qui ti dovevi
mettere, così vicini, vicini? Astiosa direi, ma ho caldo, ho fame e il
terrorismo psicologico che mi fa la torinese ogni volta che mi accendo una
sigaretta comincia a darmi sui nervi. La mia pressione da sdraiata rasenta quella
di un semi coma. E se mi prendessi una birra? Ma sì una birra ci sta tutta.
Voglio essere rilassatissima oggi.
“Sì sì, ci siamo concessi una giornata in piscina, vorrei
tornare a casa verso le sei, sì sì Riki è in acqua.”
Bhè sto Riki non deve essere ‘sto fenomeno di compagnia…penso mettendomi
seduta.
Oh Dio cosa, diavolo…
Scivola dalla mia faccia una t-schirt bianca, bagnaticcia e maleodorante. Mi casca
tra le mani, la getto sul prato come un pezzo un pezzo di cadavere, con lo
stesso ribrezzo. Il tizio, quello che si è messo vicino vicino, mi ha lanciato
a velocità una maglietta sudata in faccia.
Io con un’espressione
“Ho ucciso per molto meno”, sibilo uno “Scusa???” Ha le mani giunte e gli
scappa da ridere. Istintivamente localizzo la sua giugulare.
La torinese sta raccontando alla sua amica Laura quello che
è appena successo, ridendo. E’ troppo vicina per non sentirla.
Alto, slanciato, con uno slippino che, come dire, sfacciatamente
esplicativo delle sue doti naturali, si inginocchia davanti a me.
“Scusami, scusami ti prego, ti sei alzata proprio in quel
momento, volevo tirarla in faccia a lui, lo volevo svegliare, ho sbagliato ti
ho preso per sbaglio, ti chiedo perdono.” Col mento indica Angelo che
russacchia leggermente. Scappa da ridere anche a me.
“Cosa posso fare per farmi perdonare? Ti prego, ti prego, ti
prego. Si agita. Ti va qualcosa da bere, una birra?”
Tu ti offriresti di scansare praterie di corpi stesi, guadare
la piscina, per raggiungere il tendone sopra il bar che si dice misuri
temperature tropicali, fare a occhio, dieci minuti di fila per ripagarmi dello
schifo che provo ad avere avuto la tua canotta sudata in faccia?”
Un angelo è!
E lo penso proprio così, alla siciliana, col verbo alla
fine.
“Se proprio insisti?!
Si, grazie, una birra va benissimo.” Io molto britisch, lui va al bar.
Guardo la torinese con trionfo e mi accendo una bella
sigaretta.
“Me ne offri una?”. Angelo ha finito il riposino. Da un
termos azzurro e bianco, anni sessanta, che io devo assolutamente comprare, si
versa un caffè. Vuoi un sorso anche tu?
“Certo, ma solo un sorso, una scusa per fumarmi una
sigaretta.” sorrido amabile in direzione della torinese.
Speravo avesse nella sua borsetta porta tutto anche un
bicchiere di plastica e invece no, mi porge la tazza bianca anni sessanta ,che
chiude il termos, da cui lui stava bevendo e me la porge.
Sconforto, panico, sconforto.
Bere dalla stessa
tazza di uno sconosciuto? Ignorare le regole che per anni mi sono sentita
ripetere da mia nonna e da mia madre, le stesse che ora insegno ai miei figli? E
le malattie…non parliamo di tutte quelle patologie del cavo orale o peggio
sistemiche, da me studiate che potrei contrarre in un’occasione come questa?
Avventurosissima e gesuita nel midollo, sorrido e bevo.
Forte, tiepido e zuccherato. Ottimo, nonostante l’orrore .
“Scusa ma lei, è
con te?” Ad alta voce. Quel lei aveva un tono così dispregiativo che
mi ha fatto voltare di scatto.
“Ecco la birra, e scusa ancora” . mi dice il tizio guardando
Angelo.
Stavo per raccontare l’episodio curioso ma comico della
maglietta quando Angelo,
se ne esce con un “ E’
un’amica tua, anche questa? Le porti da bere?”. Con un tono un filino isterico.
La torinese ride, ma io ti strozzo gallinella…
Mi sembra di essere in una scena del Vizietto … to be
continued …