mercoledì 25 marzo 2015

Convivenza?


Dovete sapere che la strada che porta da casa mia a scuola dei bambini dura dodici minuti. Dodici minuti andata e dodici al ritorno. Ogni giorno.
 Alcuni giorni si ripassa mezzi addormentati una lezione di storia o si ripetono le tabelline a saltare, altri è tutto un “muoviti, muoviamoci, siamo ritardo”, altri svegli dal freddo  attenti a non bagnarsi.  Si chiacchiera, tantissimo. Siamo dei chiacchieroni. Affrontiamo una grande quantità di argomenti, i bambini fanno sempre un sacco di domande alcune per curiosità, altre scomode. Le scomode di solito mi sconvolgono. Vorrei un giorno raccontargli il mio vero stato d'animo a tutte quelle domande che mi hanno messo in crisi per paura di dire la cosa sbagliata, di influenzarli. Oggi curiosamente in anticipo si parlava di convivenza e matrimonio. 
 In crisi d’astinenza del secondo caffè non ricordo mai l’inizio della conversazione. Oggi mi sono esposta; ho espresso un opinione lapidaria e l’ho supportata di esempi alla loro portata per fare capire il messaggio.

 Meglio convivere prima di sposarsi.

La mia opinione è che prima di giurare amore eterno davanti a parenti e amici, prima di commettere un errore colossale si dovrebbe:

 -Scoprire subito se ogni domenica che Dio ha messo in terra si deve andare a mangiare dalla mamma di lui perché se no, si offende

-Meglio sapere se è il tipo che per principio non porta buste della spesa o non fa file alla posta per pagare le bollette

- appurerete  subito se è divertente affrontare con lui la quotidianità, è necessaria una spiccata attitudine al gioco di squadra.

- se la casa suonerà di risate o di incomprensioni

- scoprirai quanto ci sta a farsi passare le paturnie dopo una litigata…(dovrebbe essere sotto le due ore…in caso contrario è un rompiballe)…e come decide di far pace…torbido sesso, coccole, butta la spazzatura, svuota la lavastoviglie, va a correre e torna fresco e tranquillo, scoprirai se fa i dispetti, se è un’amante della tortura psicologica fatta di musi e silenzi, se non è permaloso, se è vendicativo, se tira al muro il servizio buono di Limoges

- Scoprirai la vera verità sulle sue attitudini alla pulizia personale, della casa e dell’auto.

-Se sarà così gentile da portarti il caffè a letto

-Saprai quanto tempo sverna in bagno se, se  la gode un mucchio seduto sulla tazza a leggere un libro, oppure è da sveltina…cinque minuti ed è fuori lindo e profumato, verificherai se la felce del bagno resiste alle sue puzze.

-Ti vedrà lacrimosa ameba sul divano il giorno prima del ciclo e una iena assatanata di sangue tre giorni prima, capirà finalmente che il suo buon umore dipende dai tuoi ormoni e dalle telefonate di tua madre

- Capirà subito che non ti piace fare la colf e che i calzini seminati per terra, rimarranno per terra  e che se poi un giorno ti va di raccoglierli solo perché sei di buon umore o perché viene a trovarti mamma, il giorno dopo non lo dovrà pretendere . Né aspettare la prossima visita di mamma.

-Scoprirai se è disposto a soddisfare le tue voglie improvvise alle tre di notte

-Metterai a nudo se e quanto bisogno ha di lasciare il nido per poi ritornarci contento e come reagirà quando ti vestirai da troia per uscire con le tue amiche

-Come si comporterà quando stai male, se avrai voglia di prenderti cura di lui quando sta male

-Scoprirai se ti fa piacere averlo accanto ogni giorno al tuo risveglio. e un milione di altre cose

Solo così si conoscono a fondo le persone, e poi se finisce…pazienza, il bello è nel viaggio.

Secondo me i miei figli hanno colto e capito il mio ragionamento…

lunedì 23 marzo 2015

Cari Peter...


Cari Peter,

Lo dico da anni.
Ha rovinato più uomini la favola di Peter Pan che il Viagra.

Strumentalizzata e mal interpretata è diventata  il simbolo di almeno tre generazioni tra i quaranta e i cinquanta, di maschi involuti.

Peter rappresenta i sogni, l’ingenuità, il candore e lo stupore di una stagione della vita che si apprezza solo più avanti.

Ci esorta a coltivare quella parte di noi che spesso dimentichiamo, a non tralasciare il gioco e l’attitudine a vedere il mondo con gli occhi meravigliati di un bambino. A fare “oh”, ad essere entusiasta, tipo “un bicchiere di vino con un panino è la felicità, felicità ”.

Poi ci sono loro, quelli che la favola l’hanno capita male e stravolta.

Anagraficamente quarantenni, potenzialmente uomini, emotivamente devastati.

Non vogliono soffrire, non si vogliono impegnare, leggeri, divertenti, brillanti, fuggono evanescenti.

Fottutamente innamorati di Wendy ma incapaci di regalare amore a qualcuno che non sia il proprio ego.

Cari Peter, Wendy a un certo punto dopo viaggi immaginari, ricchi giochi, innamoramento e cotillon, molla Peter con un bacino e molto gentilmente gli dice trallallero "trallalà , ti amo… ma vado."  

Perché siamo donne. Ci rompiamo i coglioni.

A voi rimane Trilly che è a fare due conti spicci è sessualmente incompatibile, dispettosetta e pure un ciccinino paranoica.

Poi se si chiama ” Sindrome” di Peter Pan, non è una malattia ma poco ci manca, a me suona molto poco salutare.

Quindi cari Peter, soffrite! Struggetevi. Ammalatevi d’amore. Guarite per carità.
Salvatevi.

 

 

giovedì 12 marzo 2015

stupido giubbotto rosso!


Ho messo per sbaglio stamattina il profumo che ho usato quando è nato mio figlio.

Sbang!

Uno schiaffo di ricordi d’una estate, di angurie dolci, di un nuovo amore da adorare. Apro la porta con quel senso di pace ancora addosso.

Mi hai chiesto di passare, per prendere gli occhiali che avevi lasciato qua.

Quello che più mi manca è l’assenza dalla tua vita. Me ne accorgo da piccole cose.

Apro la porta, qualcosa stona subito.

Un nuovo giubbotto, rosso poi.  Avrà preso una botta in testa. Hai sempre detestato tutti i colori caldi e mi vuoi raccontare che quel giorno passando da una vetrina ti sei innamorato proprio di quello? Perché non il solito blu, il rassicurante nero che ti piaceva tanto? E’ da pischello, non ti si addice tanta spregiudicata allegria.
Non ti riconosco, mi spiazza.

Non te lo dico, ho imparato ad osservare e non commentare come faccio di solito e so che ti mancano i miei, su di te. Lo vedo, te li aspetti. Ti faceva ridere, il mio modo di prenderti in giro.
Io ti osservo, cerco indizi su come stai, su quello che mi sto perdendo della tua vita, mentre chiacchieriamo del niente. Hai perso peso, in primavera ti succede sempre, sei più bello con la barba.

Mi hai portato le mimose, sei spuntato con quello stupido giubbotto rosso che mi conferma che tra noi è finita, e mi hai portato un rametto di mimose con quell’espressione un po’ imbarazzata che mi fa tanta tenerezza. Vorrei dire non me l’aspettavo, ma so che nonostante tutto ti piace farmi felice.
L’hai notato quasi subito che ho tolto la nostra foto al mare che era sulla scrivania. In un giorno di rabbia, l’ho chiusa dentro un cassetto.

Si parla di libri e film, ci scambiamo consigli di emozioni che abbiamo condiviso con altri.

Hai un braccialetto di pelle, roba da matti! Ora dimmi che ti è venuta voglia di aggiustare il vespone e ti diagnostico la crisi di mezza età. Mi sto trattenendo…ti devo prendere in giro, non posso fartela passare così liscia, mi scappa da ridere.

Ma abbiamo deciso di diventare grandi.

Tu mi descrivi, come sempre, il finale del film che mi consigli di andare a vedere e io già tremo al pensiero che la prossima volta ti incontrerò per caso arrivare su una Harley, vestito di pelle, tronfio per il tuo nuovo, primo tatuaggio.  

Oh Dio no, non si sarà messo con una ventenne? No, no. E’ troppo intelligente.

“Sono nuove quelle scarpe?”  mi chiede. Ho delle scarpe col tacco, le ho cominciate a portare dopo di lui.

Gli scappa da ridere. Si trattiene il vigliacco, non apre la sfida, non lo faccio nemmeno io.

” Esci stasera?”  guardando lo smalto rosso scuro che si è appena asciugato.

“Sì.”

Tu?

“Anche.”

Nessuno dei due dice dove va.

 In quell’assenza così insolita di informazioni tra due che amano chiacchierare insieme, c’è il mondo che condividiamo con altre persone.

Uno dei due doveva parlare, ha iniziato lui.

“Detesto quelle scarpe… così sei più alta di me.”

“ …disse l’uomo dal giubbotto rosso corallo. ” ho finito io, sorridendo.

lunedì 9 marzo 2015

Abissi



9 marzo 2015

Mi perdo e mi ritrovo, continuamente, come in una danza antica.

Ci ho fatto pace.

Sono destinata ad essere un'inquieta, in bilico. Una donna al bivio. Schiava dei venti.

Invidio la pace, ma a volte sprofondo per stanare un'origine, mi immergo per capire l’essenziale. Scivolare lenti in un oblio di melassa scura e appiccicosa.

I miei abissi dell’essere, li voglio conoscere tutti. Voglio scavarmi dentro, scorticare e poi richiudere e impacchettare.

Il buio che diventa luce per oscurarsi ancora.

Probabilmente diventerò una vecchia saggia sputasentenze, un’originale vecchietta visionaria, l’imbarazzo di parenti compiaciuti, oppure una vecchia strega artritica, scorbutica e taciturna. Ancora una volta il futuro mi riserverà delle sorprese.

L’incertezza mi pungola, il prestabilito mi annoia, il piattume intellettuale mi disgusta solo come la sciatteria in amore, il concetto di morale è il canto di una sirena affascinante e pericolosa.

Bipolare dite?

Come un’onda del mare il mio umore segue ritmi lunari e misteriosi, la natura mi rigenera, il calore è velluto bollente.

Tutto questo per dire che sono estasiata dall’inverno che finisce… la primavera sta arrivando!