giovedì 12 marzo 2015

stupido giubbotto rosso!


Ho messo per sbaglio stamattina il profumo che ho usato quando è nato mio figlio.

Sbang!

Uno schiaffo di ricordi d’una estate, di angurie dolci, di un nuovo amore da adorare. Apro la porta con quel senso di pace ancora addosso.

Mi hai chiesto di passare, per prendere gli occhiali che avevi lasciato qua.

Quello che più mi manca è l’assenza dalla tua vita. Me ne accorgo da piccole cose.

Apro la porta, qualcosa stona subito.

Un nuovo giubbotto, rosso poi.  Avrà preso una botta in testa. Hai sempre detestato tutti i colori caldi e mi vuoi raccontare che quel giorno passando da una vetrina ti sei innamorato proprio di quello? Perché non il solito blu, il rassicurante nero che ti piaceva tanto? E’ da pischello, non ti si addice tanta spregiudicata allegria.
Non ti riconosco, mi spiazza.

Non te lo dico, ho imparato ad osservare e non commentare come faccio di solito e so che ti mancano i miei, su di te. Lo vedo, te li aspetti. Ti faceva ridere, il mio modo di prenderti in giro.
Io ti osservo, cerco indizi su come stai, su quello che mi sto perdendo della tua vita, mentre chiacchieriamo del niente. Hai perso peso, in primavera ti succede sempre, sei più bello con la barba.

Mi hai portato le mimose, sei spuntato con quello stupido giubbotto rosso che mi conferma che tra noi è finita, e mi hai portato un rametto di mimose con quell’espressione un po’ imbarazzata che mi fa tanta tenerezza. Vorrei dire non me l’aspettavo, ma so che nonostante tutto ti piace farmi felice.
L’hai notato quasi subito che ho tolto la nostra foto al mare che era sulla scrivania. In un giorno di rabbia, l’ho chiusa dentro un cassetto.

Si parla di libri e film, ci scambiamo consigli di emozioni che abbiamo condiviso con altri.

Hai un braccialetto di pelle, roba da matti! Ora dimmi che ti è venuta voglia di aggiustare il vespone e ti diagnostico la crisi di mezza età. Mi sto trattenendo…ti devo prendere in giro, non posso fartela passare così liscia, mi scappa da ridere.

Ma abbiamo deciso di diventare grandi.

Tu mi descrivi, come sempre, il finale del film che mi consigli di andare a vedere e io già tremo al pensiero che la prossima volta ti incontrerò per caso arrivare su una Harley, vestito di pelle, tronfio per il tuo nuovo, primo tatuaggio.  

Oh Dio no, non si sarà messo con una ventenne? No, no. E’ troppo intelligente.

“Sono nuove quelle scarpe?”  mi chiede. Ho delle scarpe col tacco, le ho cominciate a portare dopo di lui.

Gli scappa da ridere. Si trattiene il vigliacco, non apre la sfida, non lo faccio nemmeno io.

” Esci stasera?”  guardando lo smalto rosso scuro che si è appena asciugato.

“Sì.”

Tu?

“Anche.”

Nessuno dei due dice dove va.

 In quell’assenza così insolita di informazioni tra due che amano chiacchierare insieme, c’è il mondo che condividiamo con altre persone.

Uno dei due doveva parlare, ha iniziato lui.

“Detesto quelle scarpe… così sei più alta di me.”

“ …disse l’uomo dal giubbotto rosso corallo. ” ho finito io, sorridendo.

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