martedì 30 aprile 2013

Mannaggia la pupazza!



Che brutta giornata! 
Non ha suonato la sveglia, sveglia che ho impostata nel cellulare. Suona ogni mattina alle sette e un quarto e risuona, perché mi conosce, alle sette e venti.
Ho vestito i bimbi ad una velocità che neanche Hudinì ci sarebbe riuscito, ho preso succo e merendina costringendoli a una prima colazione “on the road” mentre guidavo verso scuola in vergognoso ritardo, giustificandomi alle lamentele di pargoli assonnati, al grido di “Il latte e Nesquik non si può bere ogni giorno, fa male!”.
Non ho il cellulare e ho dimenticato di non averlo, ieri sera prima di andare a letto.
L’ho dimenticato a casa di una amico a Roma. Dopo due bellissimi giorni passati insieme, lì sul suo tavolino, attaccato al suo carica batteria, giace la fonte di tutti i miei contatti.
Come è il detto? Ti accorgi veramente di quanto tieni a una persona quando non ce l’hai più?
 Secondo me vale anche per i cellulari. Quel piccolo rettangolino mozzato che è la mia personalissima sim card, mi manca immensamente, tragicamente. Isolata come in una bolla vago per la città cercando di ricordare i numeri che non so a memoria e che non ricorderò mai.  
Non ricordo il numero di Lucilla, mia madre, che di per sé non è una tragedia in fondo, ma il numero della pediatra, quello sì, quanto mi manca, per non parlare di quello del mio ristorante cinese d’asporto o del pin del mio bancomat. E’ una questione di priorità nella vita! Ho un telefono fisso a casa, del quale ovviamente sconoscevo il numero, scoperto chiamando l’unica amica di cui ricordo il contatto perché è sempre lo stesso da vent’anni.
Sono ritornata agli anni ottanta, quando fuori da casa eri irrintracciabile. Un tuffo nel passato che ha il suo fascino ma non collima con le esigenze di una donna-mamma separata. Senza i miei contatti, la mia rubrica, i miei quotidiani messaggi, mi sento persa. Potrei ricaricare il cellulare di mio figlio se solo ricordassi il suo numero.  Certo ho molto più tempo libero…ma soffro…”della sindrome da cellulare privo”.
Amico…ti prego…lo so che Roma è lontana... che la lontananza è come il vento....che domani è ponte…che c'è il concerto...ma fai una magia e ridammi il telefono…

martedì 9 aprile 2013

Mors tua vita mea


Essere maleducati è una chicca che ci si concede troppo spesso.
Essere gentili ed educati sorprende e diventa un’eccezione in un mondo di barbari rivoltosi e molesti.
Dopo anni di attenta osservazione, ho costruito l'identikit del maleducato.



Al ristorante

 A volte ci si chiede perché non stia a casa a mangiare cibo in scatola!

E’ aperto alle nuove tecnologie e le colleziona con un accanito ardore.

 Passa metà della cena a smanettare sopra la tovaglia con l'ultimo modello di cellulare, mandando quintali di sms, soggiornando su facebook o twitter come un moderno argonauta alla scoperta di un mondo nuovo e con lo stesso ingenuo stupore posta le pietanze che fredde giacciono nel piatto, piegate dalla ricerca di un'inquadratura perfetta. Tedia a morte i suoi commensali. Fotografa i suoi compagni di desco con la forchetta a mezz’aria e la bocca spalancata e ne pubblica le foto sui social network al loro insaputa. Non è attento agli affetti familiari. Se chiama la mamma, la fidanzata, la moglie, chiude il telefono in faccia alla malcapitata.

In fila

Che sia al supermercato, alle poste, al cinema, alla biglietteria della stazione, il maleducato ha un' idiosincrasia cronica per la sua personalissima perdita di tempo. Lo vedi agitarsi, sudare e provare a fare la mossa della biscia, svicola e supera con fare indifferente. Con un arroganza tipica del soggetto, se scoperto e redarguito, ti insulta, sbuffa, ti addita come rompiscatole, cerca la rissa. In fila il maleducato diventa un soggetto pericoloso.

Il posteggio

Il maleducato ha la sua patologica e irremovibile convinzione che la strada pubblica sia una sua personale e inviolabile proprietà. Gira tronfio con lo stereo a palla, perennemente aggrappato al suo cellulare, posteggiando la sua autovettura sulle strisce, in seconda o terza fila, davanti la fermata dell’autobus, in base alle sue personali necessità. La sua meta è sempre davanti il suo fantasioso parcheggio.  Il maleducato è fondamentalmente pigro e sempre allergico alla sua perdita di tempo. Svuotare il contenuto del posacenere e lasciare immondizia un po’ dove capita denota un’attitudine spiccata all’ordine e alla pulizia del suo mezzo di locomozione. Se dopo aver fatto colazione, giocato un gratta e vinci (è un fatalista) e fumato la sigaretta, si accorge che quello strombazzo che si udiva da mezz’ora non era una banda di passaggio, ma un povero umano bloccato dal suo improrogabile desiderio di caffè, che fa? Insulta, subito, così per farti capire che è lui il padrone, insulta e borbotta frasi del tipo “Hai fretta?”. Il maleducato ha un concetto del tempo e un udito schizofrenico. Attenzione! Il maleducato è terrorizzato dai pedoni sulle strisce, prima suona impaurito e dopo, al culmine di una crisi di panico li punta e cerca di eliminarli.

Ovunque

Affetto dalla sindrome “da primo della classe” e caratterizzato da una personalità istrionico-narcisista, il maleducato urla, sempre, ovunque.  Si agita. Probabilmente iperteso, crede che le sue personali riflessioni siano d’interesse pubblico e ne fa sfoggio continuamente. Anche se laureato, è dotato di una padronanza del linguaggio tipica della prima età scolare, ama le esclamazioni che siano di giubilo o di stizza e ne regala a piene mani. E’ un chiacchierone e odia stare da solo. Ammorba poveri sconosciuti che leggono sui mezzi pubblici, fa dissertazioni politico-populiste al bar, negli uffici pubblici, dal medico in sala d’attesa. Il suo smodato istinto di sopravvivenza lo fa applaudire con ferocia dopo l’atterraggio e la sua dirompente energia fa sì che canti coretti da osteria ai matrimoni. In tv, il maleducato da libero sfogo alla sua natura perché ha sentito dire che fa salire l’audience. E’ un estroverso, troppo.

Animali domestici

Il maleducato è pieno d’amore per le “specie inferiori”.

Che siano cani, gatti, pitoni o furetti, è convinto che distribuire in ogni dove le deiezioni del proprio animale da compagnia sia cosa buona e giusta, che lasciare libero di scorrazzare l’amico fedele in prossimità di un parco giochi per bambini sia legittimo, che terrorizzare vecchiette per strada con alani, senza guinzaglio, che mostrano i canini sia normale.  


In un mondo dove la mancanza di regole e di rispetto per il prossimo regna sovrana ci dovremmo arrendere tutti al motto “mors tua vita mea”?

Preferisco essere gentile.