lunedì 29 giugno 2015

Giornata in piscina (parte terza)




La piscina è olimpionica, l’acqua pulita e azzurra, il prato a tre ore dall’ombra dell’unico albero è morbido, non vedo l’ora di godermi la mia giornata, in piscina, tutta per me. Mi sto ambientando.

L’aria è immobile, il sole mi attraversa la pelle, le cicale cantano, ipnotiche.

Nel chilometro circa che mi separa dalla piscina che mi salverà da un imminente colpo di calore, mi ricordo della cuffia dimenticata sul tavolo, vicino al caffè.

Sfoderando un’acquisita faccia di culo, punto i bagnini.
Due tipi bellocci, con lo stesso ciuffo che cade di lato, stessi bracciali, stessi anelli. In posa. Avete presente i modelli dei vecchi cataloghi di vestiti della nonna, tipo Postalmarket?  Quelli in costume con il delfino di plastica sullo sfondo? Loro, possessori di quattro cuffie abbandonate su una sedia.

Ok. Ho un piano. Sfacciataggine e fascino, diretta e sicura di me, ok ci siamo. Devo avere una di quelle cuffie, li devo convincere a prestarmela. Non posso non fare il bagno, muoio.

“Salve!”, sorrido amabile. "Posso fare il bagno senza cuffia?"

In coro, con la faccia di quelli che la sanno lunga e te la vogliono raccontare. “No signora è assolutamente vietato, vede in vasca la portano tutti”.  Bravi, incorruttibili, così mi piacete. 

Li ho, purtroppo per loro, anticipati. Poco prima della fine del coretto, ho agguantato una delle cuffie sulla sedia e con due occhi supplicanti ho chiesto “Me la potete prestare?”. 
 Avevo quasi vinto, avevo la cuffia in mano, l’unica, è se me la strappi di mano, ma non oserai vero? Non oserete? Vero?

“Ma quella è la mia!” dice stendendo la mano uno dei due Ken.

Panico. Vuoi vedere che osa?

Aggiungo veloce dalle due alle trecento parole al minuto, per convincerli che io ho un assoluto bisogno di bagnarmi e quindi della cuffia, ne ho sette a casa, sette capite! E non le dimentico mai, io poi...(colossale menzogna), è sul tavolo vicino al caffè, la mia giornata capite, colpo di sole, ghiandole sudoripare che non funzionano, un difetto genetico,  il disastro di Chernobyl si dice, malattie autoimmuni, traspiro male, termoregolazione, insomma io devo essere immersa in un liquido, al sole mi schianto come una medusa sulla spiaggia. Sono mamma, non posso morire, e l’aumento di prezzo poi? Siete d’accordo con l’aumento dl prezzo?

Sbigottiti. Assenti.

Bene, pensano che io sia pazza, e si sa che ai pazzi non bisogna contraddirli, no?

Dai, me la presti? Rilancio. O la va o la spacca. Attendo, non staccando lo sguardo dalla preda.

“Certo, signora, la prenda pure, me la restituisce poi, vero?” risponde molto carinamente il giovane padrone della cuffia.

“Ovvio, ma scherzi?” . Ottimo, ho la cuffia, ed è pure carina. Dopo ringraziamenti, patti di sangue, e promesse varie, mi allontano. Sono davanti la piscina, voglio entrare in acqua con ogni fibra del mio essere, sento l’odore del cloro, voglio nuotare, fare che so, due vasche, farmi risalire la pressioni a livelli compatibili con la vita e poi caffettino, sigaretta e libro, di schiena, sotto il sole. I piedi a bordo vasca, refrigerio immediato, scavalco con difficoltà due brutti pomicioni anziani, abbarbicati alla scaletta e entro in acqua.
L’acqua è decisamente il mio elemento, sarà quella storia che ci ricorda il liquido amniotico, perché è forma di vita, perché è così fresca, sì sì la cuffia, mi sbraccio, mi devo mettere la cuffia, avete ragione, mi ricordano gesticolando i miei amici bagnini. E’ sempre meglio stringere rapporti con gli addetti alla tua salute, a parità di intervento, salveranno te, è la legge della giungla.
Mi preparo, cuffia, respiro profondo e vai scattante verso l’altro bordo….

Avventurosissima sono…

To be continued…

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