Piove.
Ho passata tutta la
mattina a scrivere ed aggiornare il mio curriculum, cercando di minimizzare
sulla lunga pausa maternità.
Una email di Maurizio ha interrotto un lungo excursus sulla mia vita passata.
L’accordo con mio marito è stato raggiunto, si è un po’
ammorbidito e ha ceduto alle mie giuste richieste per i bambini. Sono seduta davanti
al pc, guardo le foto chiuse nei portafotografie che ci hanno regalato per il
matrimonio. I visi sorridenti dei miei piccoli mi guardano divertiti da quasi
tutti i fermo immagine di momenti andati. Siamo sempre in tre, loro ed io, la
mia preferita ci ritrae dentro l’acqua, tra le onde di un mare cristallino, il
mare della mia calda Sicilia, l’aveva scattata Giada in bilico su uno scoglio.
L’unica foto in cui siamo tutti e quattro risale a più di
quattro anni fa, era il primo compleanno di Alessandro. Avevamo affittato una
villetta sul mare, in provincia di Messina, un mese che profumava di uva
zibibbo, di fichi e sterpi bruciate dal sole. E’ stato proprio in quei giorni
di vacanza che ho capito che il mio matrimonio era finito.
Oggi la frase del giorno è “ I bambini? Come reagiscono alla
separazione? Soffrono?”.
Mia sorella Silvana, mi ha intrattenuto per quaranta minuti,
intervallati dalle urla disumane della mia vivacissima nipote, sugli effetti
devastanti della separazione sui figli.
Sara, una delle miei più care amiche, si preoccupa che il
cambio di residenza li possa turbare, mentre Lucilla martella su un mio
improbabile rientro a Messina, per tutelare col calore della famiglia i nipoti.
Giada, anche lei, che di solito vive in uno stato di
egoistica esaltazione, mi ha chiesto dei nipoti, se risentono della situazione.
So che è banale dirlo, ma Claudio e Alessandro sono la gioia
più grande che la vita mi ha regalato.
A volte riesco a ricordare quello che ero prima della loro
nascita, ero libera ed era divertente, ma come si fa a spiegare che da quando
quegli occhi color petrolio, attenti, curiosi, hanno incontrato i miei, la mia
vita è cambiata? Finalmente ha avuto un senso. Si è chiuso un cerchio, in un viscerale
scambio d’amore gratuito.
E’ un amore violento, carnale, che nasce da una parte di te
che prima intuivi ma non conoscevi, un amore che si deve liberare dagli
egoismi. Lo capisci da subito, dalle prime settimane di gestazione, avverti la
potenza gioiosa che porti dentro. Durante il parto hai la chiara e vivida visione di essere solo un mezzo con il quale
la natura si esprime. Partorire è una cosa che le donne fanno da sempre, sembra
una cosa “normale”, e lo è assolutamente, ma è anche l’incontro con la natura,
con il divino, più profondo che una donna può provare. Tu sei lì, dilaniata dai
dolori, in uno stato di abbrutimento animalesco, con le gambe aperte,
davanti a degli sconosciuti che detesti, che ti
dicono cosa fare, in un momento in cui ti taglieresti un braccio pur di fare
uscire dal tuo corpo quell’alieno a cui ancora non hai dato un volto, ma
capisci che quello è l’incontro più profondo che puoi fare con ”l’immenso”.
La natura è generosa e provvidenziale, ti fa dimenticare tutto il dolore. Subito dopo il
parto, come piccoli amici silenziosi, una valanga di ormoni e neurotrasmettitori
benefici ti fanno dimenticare il dolore allucinante del parto. Ti avvolgono e
creano uno stato di beatitudine che ti rimbambisce completamente.
Ti rimane da ricordare, come in un sogno ovattato, un’esperienza
che saprai raccontare alle amiche che aspettano un bambino, aneddoti divertenti
da rispolverare in una cena di sole donne, sketch tragicomici da tirare fuori alle cene con amici.
Dopo tutto questo, come si fa a pensare che uno li voglia far
soffrire volutamente?
I miei figli sono sereni, allegri, vivaci e affettuosi come
neanche nei miei sogni più ottimistici avrei potuto sperare. Li ho cresciuti
così, con amore e allegria e ne vedo i risultati.
Fino ad ora non si accorgono di niente, per loro non è
cambiato niente. Quando cambieremo casa, avvertiranno il colpo, sentiranno una
mancanza che già avvertono da sempre.
Ci sarò io, come sempre, accogliente, aperta a spiegare loro
passo passo cosa succede. Non sono preoccupata, io i miei figli li conosco.
Ho rinunciato volontariamente ad una parte di me per farli
sentire sereni come sono adesso, sono preparata alle loro domande, alle parole
che non dicono. Sono preparata anche al loro dolore, so come gestirlo, come accoglierlo.
Noi siamo pronti.
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