venerdì 26 ottobre 2012

e i figli?



Piove.
 Ho passata tutta la mattina a scrivere ed aggiornare il mio curriculum, cercando di minimizzare sulla lunga pausa maternità.
Una email di Maurizio ha interrotto un lungo excursus sulla mia vita passata.
L’accordo con mio marito è stato raggiunto, si è un po’ ammorbidito e ha ceduto alle mie giuste richieste per i bambini. Sono seduta davanti al pc, guardo le foto chiuse nei portafotografie che ci hanno regalato per il matrimonio. I visi sorridenti dei miei piccoli mi guardano divertiti da quasi tutti i fermo immagine di momenti andati. Siamo sempre in tre, loro ed io, la mia preferita ci ritrae dentro l’acqua, tra le onde di un mare cristallino, il mare della mia calda Sicilia, l’aveva scattata Giada in bilico su uno scoglio.
L’unica foto in cui siamo tutti e quattro risale a più di quattro anni fa, era il primo compleanno di Alessandro. Avevamo affittato una villetta sul mare, in provincia di Messina, un mese che profumava di uva zibibbo, di fichi e sterpi bruciate dal sole. E’ stato proprio in quei giorni di vacanza che ho capito che il mio matrimonio era finito.
Oggi la frase del giorno è “ I bambini? Come reagiscono alla separazione? Soffrono?”.
Mia sorella Silvana, mi ha intrattenuto per quaranta minuti, intervallati dalle urla disumane della mia vivacissima nipote, sugli effetti devastanti della separazione sui figli.
Sara, una delle miei più care amiche, si preoccupa che il cambio di residenza li possa turbare, mentre Lucilla martella su un mio improbabile rientro a Messina, per tutelare col calore della famiglia i nipoti.
Giada, anche lei, che di solito vive in uno stato di egoistica esaltazione, mi ha chiesto dei nipoti, se risentono della situazione.
So che è banale dirlo, ma Claudio e Alessandro sono la gioia più grande che la vita mi ha regalato.
A volte riesco a ricordare quello che ero prima della loro nascita, ero libera ed era divertente, ma come si fa a spiegare che da quando quegli occhi color petrolio, attenti, curiosi, hanno incontrato i miei, la mia vita è cambiata? Finalmente ha avuto un senso. Si è chiuso un cerchio, in un viscerale scambio d’amore gratuito.
E’ un amore violento, carnale, che nasce da una parte di te che prima intuivi ma non conoscevi, un amore che si deve liberare dagli egoismi. Lo capisci da subito, dalle prime settimane di gestazione, avverti la potenza gioiosa che porti dentro. Durante il parto hai la chiara e vivida  visione di essere solo un mezzo con il quale la natura si esprime. Partorire è una cosa che le donne fanno da sempre, sembra una cosa “normale”, e lo è assolutamente, ma è anche l’incontro con la natura, con il divino, più profondo che una donna può provare. Tu sei lì, dilaniata dai dolori, in uno stato di abbrutimento animalesco, con le gambe aperte, davanti a degli sconosciuti che detesti, che ti dicono cosa fare, in un momento in cui ti taglieresti un braccio pur di fare uscire dal tuo corpo quell’alieno a cui ancora non hai dato un volto, ma capisci che quello è l’incontro più profondo che puoi fare con ”l’immenso”.
La natura è generosa e provvidenziale, ti fa dimenticare tutto il dolore. Subito dopo il parto, come piccoli amici silenziosi, una valanga di ormoni e neurotrasmettitori benefici ti fanno dimenticare il dolore allucinante del parto. Ti avvolgono e creano uno stato di beatitudine che ti rimbambisce completamente.
Ti rimane da ricordare, come in un sogno ovattato, un’esperienza che saprai raccontare alle amiche che aspettano un bambino, aneddoti divertenti da rispolverare in una cena di sole donne, sketch tragicomici da tirare fuori alle cene con amici.
Dopo tutto questo, come si fa a pensare che uno li voglia far soffrire volutamente?
I miei figli sono sereni, allegri, vivaci e affettuosi come neanche nei miei sogni più ottimistici avrei potuto sperare. Li ho cresciuti così, con amore e allegria e ne vedo i risultati.
Fino ad ora non si accorgono di niente, per loro non è cambiato niente. Quando cambieremo casa, avvertiranno il colpo, sentiranno una mancanza che già avvertono da sempre.
Ci sarò io, come sempre, accogliente, aperta a spiegare loro passo passo cosa succede. Non sono preoccupata, io i miei figli li conosco.
Ho rinunciato volontariamente ad una parte di me per farli sentire sereni come sono adesso, sono preparata alle loro domande, alle parole che non dicono. Sono preparata anche al loro dolore, so come gestirlo, come accoglierlo.
 Noi siamo pronti.

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