Ho deciso ci rinuncio, è finita.
La nostra è stata una relazione di reciproca soddisfazione,
di amore incondizionato, di gioie condivise, ma adesso è arrivato il momento di dirsi un doloroso addio.
Ci sono relazioni che ti danneggiano, che fanno male alla salute. Quanti
momenti insieme!
Adesso purtroppo esistono solo i sensi di colpa, non riesco
più a godere dei momenti passati insieme, sono tristemente consapevole che io e il
carboidrato siamo arrivati al capolinea.
Duecentocinquanta grammi di pasta al sugo che prima
spazzolavo con gioia infinita e senza conseguenze adesso mi si schiantano sulle cosce in un perverso
gioco di trasformazioni. Arrivo appena a sentire la benefica ondata di
serotonina post prandiale che subito la mia cellulite si riproduce.
I piatti di profumata
pasta alle vongole mangiata quest’estate, i gustosi panini con le braciole (involtini
di carne alla messinese)divorati sulla spiaggia dopo un’intensa giornata di
mare, le brioches appena sfornate intinte nella panna di una dolce granita di pesca a colazione e la pizza
della trattoria sul mare che tanto piace ai miei figli, si sono trasformati in
accumuli di adipe localizzato sulle cosce e sulla pancia.
L’immagine che mi rimanda lo specchio a figura intera di camera
mia a Bologna mi deprime, sotto una dorata abbronzatura sono disgraziatamente ingrassata.
Io pensavo ingenuamente che tutte le nuotate, i problemi di cuore e lo iodio mi
avessero donato una comoda quarantadue e invece i jeans, che prima di partire mi
vestivano comodamente ora stringono sulle nuove protuberanze. Che amarezza!!
So che sarà dura rinunciare ai molto compensativi
carboidrati in questo momento psicologico devastato, ma lo dovrò fare, anche perché
non avrei i soldi per rifarmi un intero guardaroba.
Il rientro a Bologna, mi ha tranquillizzato, dopo due mesi
di vagabondaggio, difficili e dolorosi sono tornata a casa, nella mia cuccia a
leccarmi le ferite estive.
Tutto mi sembra diverso, vedo tutto con altri occhi, chissà quanto ancora rimarrò in questa casa, penso guardandomi intorno.
Tutto mi sembra diverso, vedo tutto con altri occhi, chissà quanto ancora rimarrò in questa casa, penso guardandomi intorno.
Alla confusione elettrica dell’estate appena passata, si
contrappone adesso un autunno di muta rassegnazione. I miei cuccioli hanno messo
a soqquadro la loro stanza felici di
potersi riappropriare dei loro giocattoli, per loro non è cambiato niente, non
cambierà niente. Vedranno Marcello due giorni a settimana come hanno sempre
fatto, loro sono abituati alla sua assenza, non sentiranno la sua mancanza.
Le valige sono esplose aperte nel corridoio, Claudio lancia
allegramente il contenuto della sua alla ricerca della collezione di vetrini
colorati raccolti in spiaggia, Alessandro continua a devastare la casa invadendo con giocattoli dimenticati il salone e la cucina.
“Mamma guarda! Il gioco del piccolo mago non me lo
ricordavo! Wow! Che bello tornare a casa!”
“Bello amore, sì” dico sollevando il piccolo vitello di
ventidue chili.
“Mamma mi canti ancora il pulcino pio?” chiede Alessandro guardandomi
con due occhi pietosi, dai mami ti prego, ti prego, l’ultima volta!”
“Sì mamma il pulcino pio”
urla Claudio dal bagno intonando le prime strofe dell’orrenda canzoncina
che di comune accordo con mio
marito e Lucilla ha reso infernale la mia estate.
Speravo che l’orrendo motivetto lanciato in radio venisse
archiviato con maschera secchielli e palette e invece a quanto pare sarò
costretta per l’ennesima volta a deliziare i miei figli.
Con l'espressione stoica di un martire prima della flagellazione comincio a cantare.
“In radio c’è un pulcino, in radio c’è un pulcino, è il
pulcino pio, è il pulcino pio, è il pulcino pio è il pulcino pio” gorgheggio
mentre maledico selvaggiamente la gallina co, il tacchino glu glu glu, il gallo
cococo, il piccione trrrr, il gatto miao, il cane bau bau, la capra mee, l’agnello beee, la mucca mooo, il toro muuu, rendendo grazie al trattore brumm
che termina la mia agonia.
“Ancora mamma, ancora” gridano in coro i cuccioli mai
stanchi di ascoltare l’allegro motivetto. Il telefono interrompe il mio divertente spettacolino e mi da modo di nascondermi in balcone per fumare una sigaretta e bere un caffè ormai freddo.
“Siete arrivati sani e salvi? Cosa fai fumi? Hai ricominciato
a fumare?” urla all’improvviso Lucilla al
telefono.
“Mamma per poco non mi strozzo col caffè, non urlare per
favore!”
Come inizio di giornata è un disastro!!!
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