lunedì 1 ottobre 2012

Carboidrati e pulcino pio



Ho deciso ci rinuncio, è finita.
La nostra è stata una relazione di reciproca soddisfazione, di amore incondizionato, di gioie condivise, ma adesso è arrivato il momento di dirsi un doloroso addio. Ci sono relazioni che ti danneggiano, che fanno male alla salute. Quanti momenti insieme!
 Adesso purtroppo esistono solo i sensi di colpa, non riesco più a godere dei momenti passati insieme, sono  tristemente consapevole che io e il carboidrato siamo arrivati al capolinea.
Duecentocinquanta grammi di pasta al sugo che prima spazzolavo con gioia infinita e senza conseguenze adesso  mi si schiantano sulle cosce in un perverso gioco di trasformazioni. Arrivo appena a sentire la benefica ondata di serotonina post prandiale che subito la mia cellulite si riproduce.
 I piatti di profumata pasta alle vongole mangiata quest’estate, i gustosi panini con le braciole (involtini di carne alla messinese)divorati sulla spiaggia dopo un’intensa giornata di mare, le brioches appena sfornate intinte nella panna di una dolce granita di pesca a colazione e la pizza della trattoria sul mare che tanto piace ai miei figli, si sono trasformati in accumuli di adipe localizzato sulle cosce e sulla pancia.
L’immagine che mi rimanda lo specchio a figura intera di camera mia a Bologna mi deprime, sotto una dorata abbronzatura sono disgraziatamente ingrassata. 
Io pensavo ingenuamente che tutte le nuotate, i problemi di cuore e lo iodio mi avessero donato una comoda quarantadue e invece i jeans, che prima di partire mi vestivano comodamente ora stringono sulle nuove protuberanze. Che amarezza!!
So che sarà dura rinunciare ai molto compensativi carboidrati in questo momento psicologico devastato, ma lo dovrò fare, anche perché non avrei i soldi per rifarmi un intero guardaroba.
Il rientro a Bologna, mi ha tranquillizzato, dopo due mesi di vagabondaggio, difficili e dolorosi sono tornata a casa, nella mia cuccia a leccarmi le ferite estive.
 Tutto mi sembra diverso, vedo tutto con altri occhi, chissà quanto ancora rimarrò in questa casa, penso guardandomi intorno.
Alla confusione elettrica dell’estate appena passata, si contrappone adesso un autunno di muta rassegnazione. I miei cuccioli hanno messo a soqquadro la loro stanza felici di potersi riappropriare dei loro giocattoli, per loro non è cambiato niente, non cambierà niente. Vedranno Marcello due giorni a settimana come hanno sempre fatto, loro sono abituati alla sua assenza, non sentiranno la sua mancanza.
Le valige sono esplose aperte nel corridoio, Claudio lancia allegramente il contenuto della sua alla ricerca della collezione di vetrini colorati raccolti in spiaggia, Alessandro continua a devastare la casa invadendo con giocattoli dimenticati il salone e  la cucina.
“Mamma guarda! Il gioco del piccolo mago non me lo ricordavo! Wow! Che bello tornare a casa!”
“Bello amore, sì” dico sollevando il piccolo vitello di ventidue chili.
“Mamma mi canti ancora il pulcino pio?” chiede Alessandro guardandomi con due occhi pietosi, dai mami ti prego, ti prego, l’ultima volta!”
“Sì mamma il pulcino pio”  urla Claudio dal bagno intonando le prime strofe dell’orrenda canzoncina che di comune accordo con mio marito  e Lucilla ha reso infernale la mia estate.
Speravo  che  l’orrendo motivetto lanciato in radio venisse archiviato con maschera secchielli e palette e invece a quanto pare sarò costretta per l’ennesima volta a deliziare i miei figli.
Con l'espressione stoica di un martire prima della flagellazione comincio a cantare.
“In radio c’è un pulcino, in radio c’è un pulcino, è il pulcino pio, è il pulcino pio, è il pulcino pio è il pulcino pio” gorgheggio mentre maledico selvaggiamente la gallina co, il tacchino glu glu glu, il gallo cococo, il piccione trrrr, il gatto miao, il cane bau bau, la capra mee, l’agnello beee, la mucca mooo, il toro muuu, rendendo grazie al trattore  brumm che termina  la mia agonia.
“Ancora mamma, ancora” gridano in coro i cuccioli mai stanchi di ascoltare l’allegro motivetto. Il telefono interrompe il mio divertente spettacolino e mi da modo di nascondermi in balcone per fumare una sigaretta e bere un caffè ormai freddo.

“Siete arrivati sani e salvi? Cosa fai fumi? Hai ricominciato a fumare?” urla all’improvviso Lucilla al  telefono.
“Mamma per poco non mi strozzo col caffè, non urlare per favore!”
Come inizio di giornata è un disastro!!!

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