Il viaggio in treno fino alla meta nordica è in religioso
silenzio, si dorme, perché un sonno atavico, risultato dalle nottate sveglia a
guardare l’alba ti culla e cadi nell’oblio. Come una moderna Rossella O'hara
pensi prima di sprofondare in un sonno liberatorio un comodo “ci penserò domani”.
E’ domani, e si continua a non avere voglia di pensare o di
parlare.
Arrivo a Bologna. Per dirne una, ci sono almeno dieci gradi
in meno, non sei felice ma te lo aspettavi.
La cassetta della posta ti aspetta gravida al nono mese di bollette da pagare, tu le ignori e apri la
porta di casa.
Entrare ti rallegra, per dieci lunghissimi minuti, ti
riappropri della tua cuccia, trovi conforto in quell’ambiente così familiare,
trovi confortevole il loculo metropolitano dove vivi quando non sei a casa.
Le valige, che colpita da pigrizia momentanea, vorresti
lasciare sul pavimento a fare la muffa
fino a natale profumano di capperi e del vasetto di melenzane che ovviamente si
è frantumato rovinando per sempre il tuo vestito preferito. Già ti gira male.
Per esorcizzare un silenzio a cui non sei più abituata ti fai un caffè decaffeinato, vietandoti di
pensare alla granita con panna e brioches calda, compagna di colazioni al mare
e io, che ripeto sono afflitta da un
bisogno compulsivo di stilare liste, ne scrivo a penna una lunga un chilometro
su tutte le cose che devo fare per rimettere in piedi degnamente la mia vita da
emigrante.
Presa da una smania organizzativa tipica dei popoli nordici
cerchi di non frantumarti per le scale per portare in cantina tutto quello che
trovi superfluo in casa, perché un’improvvisa
claustrofobia ti rende intollerabile il poco spazio del tuo loculo.
Pulisci il frigo, in previsione di una spesa da minimo
150,00 eurini, spesa consolatoria, perché il frigo vuoto, si sa fa deprimere.
Rimandi alla sera la lettura della posta, grave errore che
si perpetua negli anni.
Come quando ti lasci con il tuo grande amore, non rispondi
alle mille telefonate di parenti che vogliono sapere come stai, fa troppo male.
Perseveri e trottoli per tutto il giorno per organizzare,
pulire, prendere appuntamenti, rivedere i nordici amici per un riallaccio
salutare.
Riprendere le vecchie abitudini è fondamentale per non
crollare, in termini scientifici, si chiama rimozione.
Noi emigranti siamo bravissimi nella rimozione, i ricordi
dell’estate passata verranno fuori solo quando saremo pronti, psicologicamente
pronti.
La sera, stravolta dalla fatica, con una casa che è uno
specchio, dopo aver organizzato pulito e preso appuntamenti decidi (stolta) di
aprire il chilo e mezzo di lettere. Sul divano, in compagnia di un bel
bicchiere di vino, le apri.
Dopo un’ora sei in lacrime e pronta al suicidio. Ti hanno
disattivato Sky, e vi dico che Sky cinema al nord è il tuo migliore amico,
tagliato il gas, e hai dimenticato di pagare l’ultima rata dell’acqua e della
spazzatura.
L’umore è simile a quello di una sindrome pre-mestruale, tra
il lacrimevole e l’isterico per intenderci, attanagliata da una malinconia
incolmabile svieni sul divano, ricordando tua sorella, i sorrisi dei tuoi
nipoti, la tua mamma e i bellissimi giorni passati. Forse a quel
punto una lacrimuccia bagna la lettera di Sky.
Sono tornata.
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