martedì 4 ottobre 2016

Mammina si arrabbia

Un altro indizio è l’uso del no.
A qualsiasi mia domanda posta su un qualsivoglia argomento di conversazione, la risposta dei pargoli sarà no, così a prescindere, addirittura a discapito, a volte.
Ma NO sarà la risposta, per puntiglio, con atteggiamento di chi non ha altro da dire, così è se vi pare …
E io ho abolito il NO.
D’altra parte, sono libera di abolire un vocabolo nelle conversazioni familiari, no?
Devono argomentare, portare esempi, spiegare il motivo, del no.
Ottima tecnica, dopo un po’ che si chiacchiera sul perché e sul percome, si sono già belli che distratti, confusi, incartati, per stanchezza, fanno la cosa giusta.

Chat, telefonini, Nintendo, computer. Una nuova generazione davvero.
Non so se guardarli con orrore o con ammirazione.
Probabilmente con tutti e due. Parlano una lingua virtuale, con nomi virtuali, descrizioni virtuali, strategie, bauli d’oro da aprire, Pokemon da seguire che io non comprendo, e soprattutto me la vogliono pure assolutamente fare capire... Ma devo proprio?
Con ore di discussioni, esempi, foto, racconti.
Ma d’altra parte…è la loro generazione, noi genitori abbiamo avuto la nostra. La loro è diversa, dalla nostra.
Noi con la tecnologia ci siamo arrabattati, ce la siamo trovata nel mezzo, loro ci sono nati.
O li prendo e li porto in una piccola isola deserta priva di wifi,in una capanna,  che a dirla così quasi quasi…,-9 
O li lascio apprendere il loro tempo.

(Sono dubbiosa sull'effetto di questo bombardamento a lungo termine…molto dubbiosa…)


Lo sguardo di sfida. Ma parliamone, dello sguardo che hanno tirato fuori dal cappello.
Ti guardano con il sottotitolo represso “Mamma ma proprio tu non capisci un cavolo”, che a me mi scappa sempre da ridere quando mi guardano così, e loro proprio vedo lo sforzo che fanno per non dirlo.Che tenerezza.
 Ma faccio la seria e sostengo lo sguardo per ore, come nei film di Sergio Leone prima di sfoderare le pistole. Ore di sguardi sfiancanti pieni di insulti muti e borbottii da parte loro, piena dei miei che penso ai fatti miei. Li abituo a detestarmi durante l’adolescenza.

Poi hanno 'sta cosa che girano nudi per casa. Che vai a capire che gli è preso. E’ una fase.
(E’ una fase, è la frase che ogni mamma si dice quando il figlio da di matto)
Ma quando finisce? No così, per dire…
Giusto non vergognarsi del proprio corpo, avere consapevolezza, non avere pudore eccetera, eccetera, eccetera, ma le chiappette al vento è un conto, le chiappette sulla sedia è un altro.
Mammina si arrabbia.

E siamo ancora solo all’inizio…

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