sabato 23 gennaio 2016

Vi presento Viola!



Viola


...Il cielo stellato si era illuminato di una tiepida luce, il buio lasciava il posto ad un nuovo giorno. Il viso di Viola era segnato da una notte insonne passata a scrivere, a correggere, riordinare i pensieri.

Mosse in tutte le direzioni la testa nel tentativo di non sentire quel dolore sordo alla prima vertebra che l’affliggeva già dopo un paio d’ore, seduta alla scrivania.

"Anche questa notte è passata!", si disse guardandosi al grande specchio rettangolare accanto al letto.

Aveva un aspetto orribile, i lunghi capelli neri erano aggrovigliati, il trucco intorno agli occhi sbavato, dava un’idea di sporco e disordinato.

Una doccia avrebbe sistemato tutto, pensò pratica.

I giorni precedenti l’anniversario della morte di Fiorella erano giorni in cui Viola perdeva il controllo della sua vita.

Erano passati quasi dieci anni da quel giorno tremendo e il dolore bruciava dentro, straziante come allora.

Iniziava tutto in maniera casuale: prima delle inusuali disattenzioni, poi piccole ferite in cucina, le accidentali cadute, infine l’insonnia.

L’ansia che le toglieva il fiato arrivava di notte, silenziosa e subdola, le stringeva il petto, la costringeva ad una veglia costante, timorosa.

I ricordi, gli odori, le sensazioni di quei giorni ormai lontani, tornavano come uno schiaffo a ricordarle cosa fosse successo.



Aveva messo via, meticolosamente, tutti gli oggetti che potessero portarla indietro con la memoria, aveva conservato le foto, regalato i vestiti, aveva stipato in soffitta tutti i ricordi legati a lei, in un grosso baule chiuso da dieci anni.
L’assenza però a volte è più potente della presenza.
“Non è vero che il tempo cancella le ferite…”, si disse Viola immersa fino al collo nella vasca smaltata di verde.
“Ci si abitua a portarle addosso come un marchio indelebile di infelicità, come un’incrinatura del tuo essere che sarebbe stato diverso senza quei segni.
È l’abitudine alla sofferenza che rende possibile continuare a vivere, è la lenta accettazione di quello che è accaduto che ti permette di vivere un giorno dopo l’altro”.
Ancora oggi, dopo dieci anni, in una piccola parte di lei, ad ogni attimo di felicità, ne seguiva uno di profondo sconforto.
Lei non poteva permettersi di essere felice, non fino in fondo.
Era viva, mentre Fiorella non c’era più e questo le doveva bastare, si disse prima di immergere la testa sotto l’acqua coperta da bolle profumate. Il gallo, in lontananza, dava il benvenuto al nuovo giorno...
 Curiose forme d'amore  (Albatros edizioni)



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